Omicidio Meredith, la Cassazione nega il risarcimento a Sollecito

Mercoledì 28 Giugno 2017
Omicidio Meredith, la Cassazione nega il risarcimento a Sollecito
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Ha passato in carcere quasi quattro anni, accusato dell'omicidio di Meredith Kercher, poi è stato definitivamente assolto per quel delitto (compiuto a Perugia) al quale si è sempre proclamato estraneo; ma Raffaele Sollecito non avrà alcun risarcimento dallo Stato per ingiusta detenzione. A stabilirlo è stata la Cassazione che ha rigettato il ricorso dei suoi difensori contro la decisione della Corte d'appello di Firenze che nel febbraio scorso avevano respinto la richiesta del giovane di essere indennizzato per 500 mila euro. Il riconoscimento dell'indennizzo sarebbe stato «il giusto ristoro» secondo uno dei suoi difensori, l'avvocato Giulia Bongiorno ma «la decisione della Cassazione che lo ha negato non scalfisce in alcun modo la sua innocenza».

«Sollecito - ha aggiunto - è sicuramente innocente per la Cassazione che lo ha definitivamente assolto (insieme ad Amanda Knox - ndr) per l'omicidio Kercher. Per loro vittima di grossolani errori investigativi. Tuttavia la sua detenzione sembra non del tutto ingiusta per altri giudici. Una decisione contraddittoria rispetto a quella che lo ha assolto». Gli avvocati Bongiorno e Luca Maori si rivolgeranno ora alla Corte europea. Una decisione «inspiegabile» per Sollecito quella che ha respinto il ricorso sul risarcimento.

«Se non trovo un lavoro - ha detto al suo legale - è perché sto ancora subendo le conseguenze di quei quasi quattro anni passati in cella da innocente.

Non capisco perché non si comprenda tutto ciò». Sollecito venne arrestato a Perugia il 6 novembre del 2007, cinque giorni dopo l'omicidio Kercher, insieme all'allora fidanzata Amanda Knox (entrambi si sono sempre proclamati innocenti). Condannati in primo grado, i due furono assolti e scarcerati la sera del 3 ottobre del 2011 dopo il processo d'appello. Sentenza annullata però dalla Cassazione con gli atti inviati a Firenze per un nuovo processo di secondo grado terminato con la condanna di Sollecito e della Knox. Pronuncia che nel marzo del 2015 la Cassazione ha annullato senza rinvio assolvendo definitivamente i due giovani. Quindi il ricorso dell'ingegnere pugliese per ottenere il risarcimento per ingiusta detenzione, rigettato dalla Corte d'appello di Firenze secondo la quale Sollecito avrebbe «concorso a causarla» rendendo «in particolare nelle fasi iniziali delle indagini, dichiarazioni contraddittorie o addirittura francamente menzognere». Decisione impugnata in Cassazione dalla difesa di Sollecito sostenendo che la motivazione del rigetto della richiesta di risarcimento «sembra una sentenza di condanna». Per i legali «i giudici fiorentini hanno ripreso gli argomenti della sentenza della Corte d'appello del capoluogo toscano che condannò lui e Knox senza invece tenere conto di quella della Cassazione che li assolse definitivamente evidenziando gli errori dell'indagine». « Sollecito - ha ricordato l'avvocato Bongiorno - finì in carcere per un orma di scarpa di Guede erroneamente attribuita a lui, trovata sotto al piumone accanto al corpo della vittima. Un fatto del quale non ha certamente alcuna responsabilità». Per Sollecito quasi quattro anni passati in cella per i quali però i giudici hanno stabilito che non debba essere risarcito.

Ultimo aggiornamento: 29 Giugno, 16:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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