Niccolò Bettarini, i legali dell'aggressore: «Solo una rissa, non voleva uccidere»

Martedì 24 Luglio 2018
Niccolò Bettarini, i legali dell'aggressore: «Solo una rissa, non voleva uccidere»
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Non ha partecipato «ad alcuna aggressione con l'intenzione di uccidere, ma al massimo ad una rissa», Albano Jakej, italiano di origine albanese, uno dei quattro fermati per il tentato omicidio a calci, pugni e coltellate di Niccolò Bettarini, figlio di Stefano e Simona Ventura, avvenuto lo scorso primo luglio davanti alla discoteca 'Old Fashion', a Milano. È la tesi difensiva proposta oggi davanti ai giudici del Riesame dal legale di Jakej, l'avvocato Daniele Barelli, che ha chiesto la scarcerazione del 23enne.

Il collegio, presieduto da Luigi Varanelli, si è riservato di decidere sull'istanza di annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare e depositerà il provvedimento nei prossimi giorni.

Secondo la difesa di Jakej, le dichiarazioni su quanto accaduto quel mattino messe a verbale da Bettarini, dalla sua fidanzata e da due suoi amici sono «contraddittorie» e lo sono, in particolare, per quanto riguarda le fasi precedenti all'aggressione a coltellate subita dal 19enne. Bettarini, infatti, come ricostruito dal difensore, ha raccontato che quando la sua fidanzata gli ha urlato che un suo amico «stava litigando con alcuni ragazzi», lui si è avvicinato al capannello di persone. Quell'amico, tuttavia, nel suo verbale non ha parlato di quella lite in cui sarebbe stato coinvolto. In più, sempre a detta del difensore, nessun altro testimone, oltre a Bettarini e alla sua fidanzata, ricorda di aver sentito quella frase «sei il figlio di Bettarini, ti ammazziamo» attribuita a Jakej. Il 23enne è accusato di tentato omicidio assieme a Davide Caddeo, che avrebbe materialmente sferrato le otto coltellate, Alessandro Ferzoco e Andi Arapi, tutti ancora in carcere (gli altri tre, però, non hanno presentato ricorso al Riesame).

Ultimo aggiornamento: 25 Luglio, 19:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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