MILANO - «L'ho fatto come una forma di pietà, di cui sono fiero». Leonardo Cazzaniga, medico in carcere per la vicende delle morti in corsia all'ospedale di Saronno così aveva risposto quando dopo l'arresto gli chiesero ragione dei cocktail di farmaci somministrati ai pazienti: «Ho maturato la convinzione che fosse inumano e anti-pietas comportarsi sul morente in modo accanente».
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A suo avviso erano pazienti «in fase terminale, preterminale», per terminali «intendo minuti, mezz'ore e ore, per me era semplicemente accompagnarli alla morte».
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