Seicentomila euro. È il prezzo che dovrà pagare il ministero della Salute ai familiari di uomo morto di una malattia in seguito a trasfusioni di sangue infetto dal virus di epatite. Lo ha stabilito il Tribunale dell’Aquila, giudice Antonella Camilli. La moglie e figli, difesi dall’avvocato Cristian Carpineta, hanno ottenuto il risarcimento dopo che con la sentenza del Tribunale dell’Aquila, dei mesi scorsi, é stata accertata la responsabilità del Ministero per la contrazione dell’infezione che aveva portato alla morte del danneggiato nel 2015. Il ministero dovrà pagare anche le spese legali. La vittima, residente in un paese della valle Roveto,aveva effettuato nel 1971 una trasfusione nell’ospedale di Avezzano. Dopo anni di una lunga malattia è morto nel 2005. «Gli eredi-precisa l’avvocato- .hanno agito per il loro danno personale, derivato dalla perdita del rapporto che la vittima aveva con i congiunti. Il danno liquidato,iure proprio ( per diritto proprio), in favore dei congiunti, è pari a circa 600 mila euro oltre spese legali». «La novità- ha aggiunto Carpineta- sta nel fatto che a differenza delle altre decisioni è stata emessa una ordinanza ex art. 702 bis dal Tribunale a seguito di rito sommario, (come la nuova procedura consente), in appena due udienze. Infatti, dalla data di iscrizione del ricorso ex art. 702 Bis cpc alla condanna del Ministero della Salute non è passato nemmeno 1 anno, contro i 3/4 anni che in genere si registrano per un contenzioso ordinario».
Ultimo aggiornamento: 10:38
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