Lecco, gli amici di Simona, uccisa
dalla madre: «A scuola piangeva,
aveva problemi a casa»

Lunedì 10 Marzo 2014 di Renato Pezzini
Lecco, gli amici di Simona, uccisa dalla madre: «A scuola piangeva, aveva problemi a casa»
​Com’era Simona? Era bellissima dice Nikola, che era suo compagno di classe, che straniero come era lei, che gli altri indicano come il fidanzato. Mostra la foto sul suo cellulare. Era davvero graziosa, e lo ammettono con un filo di affettuosa invidia anche Erika e Margherita e tutti gli altri ragazzi della Terza F che, per sedare il dolore di una domenica bestiale, con un giro di telefonate si son dati appuntamento in un giardinetto vicino alla loro scuola, la media Amilcare Ponchielli nel rione Chiuso.



Simona Dobrushi, 14 anni, la più grande delle tre sorelle uccise dalla mamma, non era solo bella. Era anche «la più brava della classe. Tutti otto e nove in pagella». E se lo dice Andrea che nel gruppetto subisce gli sfottò destinati al più secchione deve essere vero. Ne parlano con tenerezza e stupore, come se fosse ancora fra loro, come se in qualche modo sperassero di poterla ancora vedere oggi, alla ripresa delle lezioni dopo tre giorni di vacanza, al suo banco, terza fila contro la finestra. Lì dove stamattina metteranno un mazzo di fiori visto che stanno facendo la colletta per comprarlo.



Nikola sapeva che la sua «fidanzatina» aveva problemi in casa. Lo sapeva anche Erika, la «migliore amica». Raccontano che da qualche mese era più taciturna, più cupa, capitava sovente di vederla piangere. «Per non farsi vedere dai professori chiedeva di andare in bagno, ci stava anche delle mezze ore». Aveva detto che il padre se n’era andato «perché ha un’altra». Aveva confidato che la madre era preoccupata per i soldi: «Voleva trasferirsi a Torino sicura che lì dei suoi parenti le avrebbero trovato un lavoro». Aveva cattivi presagi.

Certo, non aveva raccontato che la madre, nei suoi deliri, temeva che Simona non avesse altro futuro che diventare una prostituta. Però aveva fatto sue le paure della madre, aveva condiviso i timori di una vita invivibile. A scuola i professori, qualche settimana fa, avevano fissato la quota per la gita di fine anno a Roma: 230 euro. Simona li aveva chiesti al padre: «E il padre le aveva risposto che doveva decidere: o i soldi per la gita, o i soldi per le bollette di casa». Simona era una coi piedi per terra e aveva già deciso. Niente Roma: «Ci andrò quando sarò più grande».
Ultimo aggiornamento: 11 Marzo, 13:56

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