Morta asfissiata in auto con il fidanzato a Napoli, l'Iran non vuole la salma: «Era una peccatrice»

La giovane si era appartata col fidanzato. E la polizia morale blocca il rimpatrio. I genitori della ragazza non possono organizzare il funerale: «Doppia tragedia»

Mercoledì 20 Marzo 2024 di Giuliana Covella
Morta asfissiata in auto con il fidanzato a Napoli, l'Iran non vuole la salma: «Era una peccatrice»

«Salviamo l’onore di Vida e ridiamo dignità alla sua figura». L’appello è di Ahmad Bahramzadeh, 28 anni, iraniano e laureando in odontoiatria a Pisa. Il giovane era amico di Vida Shahvalad, la 21enne venuta dall’Iran in Italia per iscriversi all’università e morta nella notte tra venerdì e sabato scorso insieme al fidanzato Vincenzo Nocerino, di 24 anni, dopo aver esalato i gas di scarico dell’auto in cui si erano appartati all’interno di un box a Secondigliano.

Ma il 17 marzo, giorno successivo al ritrovamento dei cadaveri, al tg di una tv iraniana è andato in onda un servizio che descrive Vida come una giovane donna di “facili costumi”. Una descrizione che ha ferito i familiari della vittima, che non riescono ancora a ottenere il trasferimento della salma in patria a causa dello stop imposto dalla polizia morale iraniana. Da qui l’sos di Ahmad raccolto da Alfredo, papà di Vincenzo: «Era come una figlia per me. Quando li ho trovati erano vestiti. Non è giusto che sia stata infangata e denigrata dalla stampa nel suo Paese. La sua famiglia ora sta vivendo una tragedia nella tragedia, aiutiamoli».

LA TRAGEDIA

La storia d’amore tra Vincenzo e Vida è finita nel modo più tragico la notte del 16 marzo. La sera prima i due ragazzi erano rientrati da una festa a Caserta. A Napoli, in I traversa Fosso del Lupo, avevano deciso di appartarsi in auto, una Panda rossa, all’altezza del civico 161 per trovare un po’ di intimità. Avrebbero poi acceso il motore per riscaldarsi. Tra le varie piste inizialmente era stata considerata quella del suicidio, ma pare si sia trattato di una tragica fatalità. Un gesto, quello di tenere acceso il motore, che sarebbe stato preso sotto gamba dai due ragazzi, che si sarebbero addormentati e mai più risvegliati dopo avere respirato le esalazioni di monossido di carbonio.

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Dal minuto 21.50, sul canale Youtube di Iran International, la conduttrice del telegiornale del 17 marzo parla di «una studentessa morta soffocata a Napoli», insieme al fidanzato, aggiungendo che i due «erano seminudi» e che «probabilmente stavano per avere un rapporto sessuale, ma a causa del monossido di carbonio hanno perso i sensi e poi la vita». Una descrizione non veritiera, secondo i familiari di Vida. «Parliamo di una stampa che è in opposizione al governo iraniano - spiega Ahmad - la giornalista ha esposto i fatti con una modalità sbagliata. Senza tener conto che in Iran una simile immagine della donna è inaccettabile». Vida era arrivata in Italia nel dicembre 2022 per studiare informatica alla Vanvitelli di Caserta. Da pochi mesi si era trasferita a Napoli. A raccogliere l’appello di Ahmad e di papà Alfredo sono stati il deputato Francesco Emilio Borrelli e lo speaker di Radio Marte Gianni Simioli: «Vincenzo e Vida si amavano. Lei studiava, era stimata e apprezzata. Avrebbe dovuto essere un orgoglio per il suo Paese. Lì la Repubblica islamica e la polizia morale di Teheran hanno un’altra idea del ruolo della donna nella società. Vida è stata descritta per ciò che non era, infangandone la memoria. Chiediamo di fermare le fughe di notizie non verificate, che sembrano solo frutto di gossip per niente utile a ricostruire la dinamica dei fatti. In Iran sono già stati tanti i problemi per la famiglia di Vida che vorrebbe solo dedicarsi ai funerali della figlia». Borrelli, inoltre, chiederà al ministero degli Esteri italiano un supporto per spiegare alle autorità iraniane quanto realmente accaduto.

 

IL PADRE

Intanto il padre di Vincenzo non si dà pace. «Ormai sono morto dentro, ma devo andare avanti per mio figlio», dice papà Alfredo Nocerino, 65 anni, titolare della pizzeria-trattoria Partenope di cui è socio insieme a un’altra persona. «Ho davanti agli occhi quell’immagine che ormai rivivo ogni notte - racconta - Erano le 8.30 più o meno, quando sono sceso in garage, dopo essermi accorto che Vincenzo non era tornato a casa. La sera prima lui e Vida erano andati a una festa con amici a Caserta. Mi sono meravigliato che non mi avesse avvisato. Così ho sollevato la saracinesca del box e sono corso vicino all’auto che era parcheggiata. Erano stesi, lui sul sedile davanti, lei dietro. Erano vestiti, voglio precisarlo perché qualcuno ha detto che erano nudi. Sembrava dormissero». Vincenzo ha provato a svegliarli, prima di capire che erano morti: «Ho cercato di scuotere mio figlio e per rianimarlo, l’ho preso a schiaffi urlando il suo nome. Ma nulla. Il silenzio assoluto. Di fronte a nessuna reazione da parte di entrambi ho realizzato che erano morti e ho chiamato subito i soccorsi. Sono uscito in strada e credo che le mie grida abbiano svegliato tutto il rione».

Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 10:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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