Firenze, uomo e donna uccisi a coltellate. Il figlio confessa: «Sono stato io»

Sabato 30 Giugno 2018
Firenze, uomo e donna uccisi a coltellate. Il figlio confessa: «Sono stato io»
Sono stati accoltellati nel loro letto e poi presumibilmente 'finitì sul pavimento, Osvaldo Capecchi, originario di Rossano Calabro (Cosenza), e la sua compagna Patrizia Manetti, nata a Firenze, entrambi 69enni, trovati morti stamani nell'appartamento dove vivevano, in via Longo all'Impruneta (Firenze). Autore, secondo gli inquirenti, uno dei figli dell'uomo, Dario Capecchi, 43 anni, affetto da gravi problemi psichici, è stato spiegato, e in cura in un centro di igiene mentale. L'uomo è stato sottoposto a fermo. Secondo quanto si è appreso ha confessato, rendendo anche dichiarazioni definite farneticanti dagli inquirenti: sul movente avrebbe detto che il delitto gli sarebbe stato ordinato dall'Isis.

Scomparso dalla casa di Impruneta dove la notte scorsa è avvenuto l'omicidio e dove abitava con le vittime, era stato poi rintracciato in stato confusionale e quindi bloccato questo pomeriggio a Calenzano, sempre nel Fiorentino, dai carabinieri. A scoprire i cadaveri e allertare i carabinieri l'altro figlio dell'anziano morto: vive sempre all'Impruneta ma altrove, era andato a casa del padre perchè un vicino lo aveva avvertito che nella notte c'era stata una violenta lite tra il genitore e il 43enne. Da quanto ricostruito le vittime sarebbero state raggiunte da più colpi inferti con un'arma da taglio: si pensa a un coltello che al momento però non è stato ritrovato. L'omicidio, da un primo esame del medico legale, viene fatto risalire tra le una e le due della notte scorsa. Il figlio 43enne dell'uomo, Dario, è stato ritrovato dai carabinieri, dopo ricerche, questo pomeriggio in un boschetto nella zona di Calenzano: poco prima la polizia stradale aveva rinvenuto la sua auto, una Fiat Panda vecchio modello, abbandonata lungo la corsia d'emergenza della vicina A1. Il suo cellulare era stato localizzato nella zona poco prima. L'uomo, hanno spiegato i militari, pronunciava frasi sconnesse.

È stato poi portato al comando provinciale di Firenze per essere interrogato dal pm Massimo Lastrucci, alla presenza di un difensore d'ufficio.
Tra gli elementi d'accusa anche il fatto che avesse abiti sporchi di sangue. Secondo quanto emerso, il 43enne, che da qualche mese lavorava in un'azienda del cotto dell'Impruneta, sembra che da una decina di giorni avesse interrotto la terapia farmacologica a cui era sottoposto, circostanza che secondo gli inquirenti ha aggravato la sua patologia. Sul posto oggi anche uno dei parroci dell'Impruneta e l'assessore al sociale Laura Cioni che ha confermato, parlando con i giornalisti, che il 43enne era in cura presso i servizi psichiatrici ma che non era seguito da quelli sociali. L'altro figlio di Capecchi oggi è rimasto a lungo davanti alla palazzina dove abitava il padre, ex dipendente della società del trasporto pubblico fiorentino Ataf, circondato da amici e vicini. Sul posto anche il figlio della compagna di Capecchi. Vicini e conoscenti oggi hanno preferito il silenzio, solo qualcuno si è fatto scappare che la legge non tutela le persone che hanno in casa persone con problemi psichiatrici.
Ultimo aggiornamento: 2 Luglio, 11:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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