Spinsero una quattordicenne al suicidio, per 5 giovani reato estinto

Mercoledì 19 Dicembre 2018
Spinsero una quattordicenne al suicidio, per 5 giovani reato estinto

Hanno capito la gravità dei loro comportamenti e si sono ravveduti: per questo motivo il tribunale per i minorenni di Torino ha dichiarato estinto il reato. Per i cinque ragazzi coinvolti nel suicidio di Carolina Picchio, la 14enne che nel 2013 si lanciò dalla finestra di casa perché vittima di cyberbullismo, inizia ora una nuova vita.

Accusati, a vario titolo, di atti persecutori, pornografia minorile, diffamazione, morte come conseguenza di altro reato, avevano ottenuto la messa in prova. 

Cyberbullismo, il padre di Carolina, 14enne suicida: «La legge è il primo passo. Ma servono strutture»
 

Ed oggi il tribunale ha preso atto del loro pentimento. Dopo sei anni, di quei reati non ci sarà più traccia sul casellario giudiziale. La vicenda è chiusa. Quella giudiziaria, perché di quella umana rimane ancora una dolorosa traccia. «Non c'è modo di riparare al dolore di un genitore che ha perso una figlia - commenta l'avvocato della famiglia Picchio, Anna Pennetta - Come legale, però, voglio ricordare che con la messa alla prova si cerca di tenere i minorenni fuori dal circuito penale e di lavorare sul loro reinserimento sociale. Questi ragazzi hanno dimostrato maturità e sembra abbiano capito le conseguenze di un certo uso del web». Quello di Carolina è diventato un caso simbolo del bullismo 2.0.

Il suo ex fidanzatino, arrabbiato per la fine della relazione, aveva messo in rete un video in cui la 14enne compariva in atteggiamenti intimi. Il filmato era diventato virale, aveva fatto il giro dei gruppi whatsapp, e così erano iniziate le ingiurie, gli sberleffi, le parole infamanti. Un peso insopportabile per la giovane che, esasperata, il 5 gennaio 2013, si lanciò dalla finestra della sua abitazione, a Novara. «Oggi sappiamo che il cyberbullismo, nella sua forma più crudele, non può essere derubricato a semplice ragazzata perché le parole fanno più male delle botte - dice il padre, Paolo Picchio - Tutti lo hanno capito, anche quei ragazzi che hanno affrontato questo lungo percorso di riflessione e consapevolezza. Nel nome di mia figlia si è celebrato il primo processo in Europa sul cyberbullismo e a lei è stata dedicata la prima legge a tutela dei minori proprio in materia di cyberbullismo. Eppure questo non basta - sottolinea - ecco perché abbiamo costituito una No Profit, Fondazione Carolina, con i massimi esperti in capo educativo, formativo, giuridico e comunicativo, in modo da poterci mettere a servizio delle famiglie e dei ragazzi. Perché oggi come oggi non esiste distinzione tra reale e virtuale. Oggi rivivo i tanti, tantissimi incontri pubblici di questi anni. In quegli innumerevoli abbracci cercavo il conforto che oggi, invece, mi chiedono i troppi ragazzi che soffrono».

Agli imputati, il Tribunale ha deciso di dare un'opportunità, dopo quella che per loro è stata una lunga riflessione fatta di incontri con una psicologa, di studio a scuola e di attività di volontariato. Per alcuni in una mensa per i poveri, per altri con giovani disabili o alle prese con problemi adolescenziali. «Non sono dei mostri - commenta Renzo Inghilleri, uno degli avvocati - Hanno intrapreso un percorso concreto e impegnativo. Alcuni hanno anche avuto contatti con il padre di Carolina». A loro è stata data un'altra chance.

Ultimo aggiornamento: 20:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci