Aprilia, marocchino ucciso da un colpo in faccia nel paese delle ronde fai-da-te

Martedì 31 Luglio 2018 di Giovanni Del Giaccio e Alessia Marani
Aprilia, marocchino ucciso da un colpo in faccia nel paese delle ronde fai-da-te
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LATINA L’autopsia di Hady Zaitouni, il marocchino di 43 anni morto domenica notte dopo un inseguimento ad Aprilia, è “blindata”. Qualche certezza, però, emerge: sarebbe stato colpito da un violento pugno in pieno volto che potrebbe averlo ucciso.

Incidente o pestaggio fatale? Il silenzio imposto dal magistrato fa propendere, dunque, per questa seconda ipotesi, anche se Giovanni Trupo, guardia giurata, e Massimo Riccio, autista dei bus Atac, entrambi 45enni, indagati per omicidio preterintenzionale si difendono – attraverso i loro avvocati – dicendo che lo straniero era già a terra dopo l’incidente in auto e non lo hanno toccato.

«Hanno raccontato in lacrime l’accaduto, sono molto provati», dicono i loro avvocati, Andrea Indovino e Federico Savo. La versione fornita è che la Renault Megane era parcheggiata in fondo a via De Filippo, una strada senza uscita nel complesso “Trentastelle” e che loro, tornati da una serata in pizzeria con le famiglie, sono andati a chiedere cosa facesse lì.

A quel punto il conducente e altre due persone, ricercate dai carabinieri (si tratterebbe di italiani noti per reati contro il patrimonio) è partito a tutta velocità: «Voleva investirli e va considerato che in strada c’erano famiglie con bambini. Loro hanno chiamato il 112 e iniziato l’inseguimento sempre in contatto con i carabinieri». Fino a Campo di Carne, dove c’è stato l’incidente ripreso dalle telecamere. I due indagati si avvicinano all’auto, una terza persona (non indagata) resta più indietro, i carabinieri sono certi che dalle immagini si vede un colpo, mentre nel video spunta anche la pistola che aveva con sé la guardia giurata.

Il clima ad Aprilia è teso, pochi hanno voglia di parlare, vecchi criminali e boss potenti convivono con bande di bulli emergenti che tengono sotto scacco il territorio. Non stupisce che possano spuntare in giro giustiziere fai-da-te. Gli inquirenti devono ancora spiegarsi, per esempio, perché Trupo, nonostante non fosse in servizio girasse con la pistola in tasca. Il sindaco Antonio Terra è sicuro che «in città le ronde non ci sono», a meno che, però, «a farle non siano pochi cittadini, in segreto».

I comitati in pratica usano il fai-da-te: comunicano i movimenti sospetti con whatsapp, se serve avvisano i carabinieri. I militari negli ultimi mesi hanno ricevuto dalla zona di via Guardapasso appena quattro segnalazioni per furto sulle auto in sosta. Ma le razzie spesso neanche vengono denunciate. Vetri infranti pure nelle vetture parcheggiate sotto il condominio dove i due indagati abitano e hanno dato il via all’inseguimento. Le telecamere danno il benvenuto all’ingresso del “Trenta stelle” e ai piani terra cartelli avvisano dei sistemi d’allarme. «Sì, hanno rubato nelle macchine - racconta una residente - non mi sorprenderebbe che qualcuno possa essersi organizzato da sé». 

ARMATI IN CASA
«L’altra notte hanno tentato il furto in una villetta qui davanti - racconta Pino, seduto ai tavolini del bar Caracas - ma forse perché non hanno trovato nulla, i ladri si sono fermati a banchettare, svuotando il frigorifero. Giorni prima, invece, avevano portato via degli attrezzi da un altro cortile. Roba di poco conto, perché qua mica si scherza, tutti hanno un cane in casa e si spara facile».

Ricorda il «fattaccio» di maggio quando un 62enne gambizzò l’inquilino romeno che non voleva pagare l’affitto, «non ci ha pensato due volte a premere il grilletto». Ad Aprilia alle ultime elezioni la Lega è stata il primo partito con il 14% dei voti, il candidato del centrodestra, Domenico Vulcano, figlio dell’ex comandante della stazione dei carabinieri, al primo turno era stato il più votato e al ballottaggio per poco non ha spodestato l’uscente Terra. Le ronde fino a qualche mese fa le avevano organizzate gli attivisti di “Aprilia in prima linea”. «Non erano ronde, ma passeggiate per la sicurezza - spiega il leader del movimento di destra, Emanuele Campilongo - le facevamo durante il mercato del sabato. E non facciamoci illusioni, con l’adesione del Comune al piano Sprar per l’accoglienza il numero degli immigrati è destinato a salire. Intanto Aprilia è piena di “fantasmi” che non hanno un nome e un volto finché non finiscono nella cronaca». 

FANTASMI E CRIMINALI
Fantasmi come Ahmed Hanachi, l’attentatore di Marsiglia che visse a lungo da queste parti, o come Anis Amri il terrorista della strage del Natale 2016 a Berlino che aveva abitato in frazione Campoverde. Ma ad Aprilia più che gli stranieri hanno sempre fatto tremare nomi nostrani, dai tempi di Frank “Tre dita” Coppola, padrino siculo-americano mandato in confino negli anni ‘70 nella vicina Ardea, fino ai clan campani Moccia e Zaza. Soprattutto le ‘ndrine hanno messo radici in città. Prima gli Alvaro di Sinopoli poi i Gangemi. I fratelli Giampiero e Sergio sono stati arrestati a giugno dai carabinieri per le estorsioni portate avanti a colpi di mitra e bombe a mano.

 

Ultimo aggiornamento: 2 Agosto, 13:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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