Roma, case popolari ai rom, la mossa di Raggi: via alle assegnazioni

Giovedì 24 Gennaio 2019 di Lorenzo De Cicco
Roma, case popolari ai rom, la mossa di Raggi: via alle assegnazioni
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primi cinque appartamenti sono già stati assegnati, tocca solo fare il trasloco dalle roulotte. E altre 20 famiglie rom sono state ammesse alle graduatorie delle case popolari. Per svuotare le baraccopoli dei nomadi, che vanno smantellate entro il 2021, la giunta di Virginia Raggi gioca la carta degli alloggi comunali.


Si parte dal campo della Barbuta, al confine tra Roma e Ciampino, dove abitano 586 persone, il 13% della popolazione nomade della Capitale. La sindaca grillina non vuole prove di forza. Prima della ruspa, è convinta, tocca offrire un’alternativa a chi abita nei container. Facile a dirsi, molto più complicato da mettere in pratica. In questi anni si è provato col “bonus casa”, cioè un contributo da 800 euro al mese per spingere i rom a prendere un appartamento in affitto. Ma perfino con la garanzia dell’amministrazione comunale, non si sono trovati proprietari di immobili disposti a cederli a chi veniva dai campi.

«RIENTRI» AL PALO
La «terza via» dei 5 stelle romani - equidistante dalla linea dura di Salvini e dall’impostazione «buonista», secondo il Campidoglio, di certa sinistra - ha puntato allora verso l’estero. Con i rimpatri, anzi i «rientri volontari assistiti», secondo il glossario pentastellato, perché non si tratta di trasferimenti coatti, sul modello francese, ma di ritorni nei paesi d’origine consigliati, anzi foraggiati da Palazzo Senatorio. Come? Con un gettone da 3mila euro l’anno, distribuito un po’ per volta, mese per mese, a chi rincasava in Romania. L’esperimento è stato lanciato per la chiusura del Camping River, il villaggio sbaraccato l’estate scorsa per evitare un’«emergenza sanitaria», così sosteneva Raggi. Al progetto però hanno aderito finora solo 6 famiglie - 38 persone in tutto - una delle quali si è anche ripresentata dentro al Raccordo anulare, salvo poi fare ritorno a Craiova, quando il Comune ha minacciato di congelare il sussidio. Riecco allora la carta delle case popolari. In due anni vanno chiusi tre campi: la Barbuta, la Monachina (allo svincolo della via Aurelia, al km 13, abitato da 115 persone) e Castel Romano, la più grande baraccopoli rom della Capitale, 1.062 abitanti. Già a dicembre, Raggi aveva fatto capire che gli alloggi dell’«Erp» (edilizia residenziale pubblica) avrebbero potuto essere assegnati ai rom degli insediamenti da chiudere. «Anche i nomadi, se hanno condizioni economiche svantaggiose, hanno diritto a ottenere una casa popolare, esattamente come le persone non rom - aveva detto la sindaca - Non si può essere schedati se si è o meno rom». Le graduatorie, spiegano dal Comune, scorreranno regolarmente, «senza corsie preferenziali».

LA CIRCOLARE CONTESTATA
Delle case popolari ai nomadi si era già parlato ai tempi della giunta Marino, che ritirò una circolare sfornata dall’amministrazione Alemanno, che invece escludeva gli abitanti dei campi dalle liste d’attesa.

Ora, cinque anni dopo, i primi appartamenti sono stati consegnati.

Ultimo aggiornamento: 25 Gennaio, 12:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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