Papa Francesco battezza Giulia. I genitori sposi solo in Comune: "Nozze in chiesa? Vedremo"

Domenica 12 Gennaio 2014
Papa Francesco durante un battesimo
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ROMA - Papa Francesco battezza Giulia, e i genitori sposati solo in Comune: "Nozze in chiesa? Vedremo".

Tra bimbi oggi a S. Pietro anche figlia coppia sposata in Comune

«È stata una cerimonia bellissima, abbiamo provato una forte emozione tutti quanti». Ivan Scardia racconta così la sensazione provata stamane durante il battesimo impartito da Papa Francesco in San Pietro alla sua bambina di 7 mesi, Giulia, insieme ad altri 31 piccoli. Ma quello di Giulia è stato un battesimo denso di significato anche perchè i suoi genitori, Ivan Scardia e Nicoletta Franco, che vivono a Castiglion della Pescaia - pur profondamente credenti - sono sposati con rito civile e non religioso.



Eppure, Papa Francesco ha officiato il battesimo lo stesso. «Stare a due passi da una delle persone più importanti del mondo è una cosa che colpisce, che emoziona moltissimo. E poi tutto la cerimonia è stata toccante, bellissima», racconta Ivan Scardia. Lui e sua moglie sono due militari e hanno anche un'altra figlia, Giorgia, di 5 anni che oggi era insieme a loro e alla sorellina in San Pietro: Scardia è un graduato del 3/o Reggimento Savoia Cavalleria, la moglie è un carabiniere in servizio a Grosseto. Entrambi sono originari di Lecce, ma si sono conosciuti a Grosseto.



«Sposarci è stata una scelta improvvisa - racconta ancora Scardia -, avevamo fretta e non c'era il tempo di organizzare la cerimonia in chiesa.
Il matrimonio in chiesa, forse, lo faremo, più in là». Stamani, insieme a mamma e papà e alle due bambine, c'erano padrino e madrina di Giulia, Giancarlo Iacobucci e Lorena Rossi, anche loro emozionatissimi. I coniugi Scardia avevano rivolto la loro richiesta sul battesimo direttamente al Papa lo scorso 25 settembre al termine dell'udienza del mercoledì. «Eravamo sul sacrato - ha raccontato Ivan Scardia - quando è passato gli abbiamo chiesto se poteva battezzare la nostra seconda figlia. Ci disse di rivolgersi ai suoi collaboratori che poi ci hanno contattato». Il documento in cui si attesta che la loro unione è solo civile ha costituito un piccolo 'intoppò che però è stato superato.




IL PAPA NOMINA 16 NUOVI CARDINALI «Sedici» porpore, meno di quante ci si poteva attendere, «appartenenti a 12 Nazioni di ogni parte del mondo», per rappresentare «il profondo rapporto ecclesiale fra la Chiesa di Roma e le altre Chiese sparse per il mondo». E tre anziani ecclesiastici che diventeranno cardinali non elettori, per premiare il loro «servizio alla Chiesa». Sta tutto in queste frasi con cui papa Francesco ha annunciato la lista dei cardinali che creerà, nel concistoro del 22 febbraio il senso della sua prima «infornata» di quelli che un tempo venivano chiamati «principi della Chiesa»: ora dovranno diventare sempre più pastori, capaci di portare a Roma la ricchezza e le istanze di tutte le chiese e i popoli che rendono cattolica la Chiesa. Nella lista c'è in sintesi l'idea di Chiesa che il nuovo papa intende costruire, e dello stile di chi è chiamato a servirla e a sostenere il popolo di Dio, sapendo di volta in volta guidarlo, camminare in mezzo a lui e, se serve, dietro di lui.



Nomi e numeri erano attesi. Papa Bergoglio ha scelto attenendosi alle regole, e imprimendo a queste le proprie scelte di governo. Sedici elettori: ha superato la soglia dei 120 con diritto di voto in un eventuale conclave, ma entro maggio il numero rientrerà nei 120; tre berrette a capidicastero per i quali la legge canonica la prescrive: il segretario di Stato Pietro Parolin, il prefetto della Congregazione per il clero Beniamino Stella e il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede Gerhard Mueller, che già aveva saltato un «turno» con Benedetto XVI. Questi tre assorbono quasi completamente la quota di 4 assegnata ai «curiali», il quarto è Lorenzo Baldisseri, che papa Bergoglio ha già voluto segretario del sinodo, che nelle due prossime importanti assise dovrà occuparsi della famiglia. Saltano il turno, nè ormai è più scontato che ce ne sarà uno, sia dicasteri che diocesi tendenzialmente considerate cardinalizie: è il caso del bibliotecario di Santa Romana Chiesa, Jean Louis Brugues, del patriarca di Venezia Francesco Moraglia e dell'arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia.



La conferma di questa linea, già intrapresa da Benedetto XVI con il suo secondo concistoro del 2012, ridimensiona soprattutto le «pretese» degli italiani, tradizionalmente più attaccati al concetto di diocesi cardinalizia, e rafforza la lotta di papa Bergoglio contro il carrierismo nella Chiesa e l'idea che vescovi e cardinali non siano pastori al servizio del loro gregge, ma dignitari con poteri e privilegi. La berretta per l'outsider italiano Gualtiero Bassetti, inoltre, potrebbe significare molto per la Conferenza episcopale italiana in cerca di un nuovo equilibrio nei rapporti con il papa latinoamericano e forse di nuove regole. Forte rappresentanza del Sud del mondo e della Chiesa povera: nove su sedici vengono da Africa, Asia e America Latina, da quella «fine del mondo» da cui papa Bergoglio, appena eletto, sottolineò di provenire.



Tra loro c'è il più giovane cardinale di questo concistoro, il 55enne Chibly Langlois, vescovo di Haiti, l'isola che già prima del devastante terremoto era simbolo di tante emergenze e contraddizioni. Tra gli ultraottenni inoltre c'è Kelvin Edward Felix, dalle Antille, che è stato il primo sacerdote cattolico ordinato in Dominica. Forte presenza di pastori: per citare solo due, da una lista fortemente connotata in questo senso, l'arcivescovo di Westminster Nichols che nei primi passi del suo sacerdozio guidò un gruppo di preti incaricato della pastorale per i poveri, e l'arcivescovo di Seul, Andrew Yeom Soo-jung, che ha ricoperto incarichi come viceparroco e parroco che occupano mezza pagina di biografia.



Il più anziano dei prossimi cardinali, il 98enne Loris Capovilla, custode della memoria di papa Roncalli, sintonizza anche il gruppetto dei non elettori con quella «chiesa dei poveri» chiesta da papa Giovanni poco prima di inaugurare il Concilio e alla quale subito ha pensato Jorge Mario Bergoglio quando in conclave ha superato la soglia dei voti che lo avrebbero portato al soglio di Pietro.
Ultimo aggiornamento: 20:58

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