Ferragni, 11 milioni di follower sono «fake o inattivi»: l'analisi di Inbeat.co. Impero social si sta sgretolando?

La ricerca di Inbeat.co conta come utenti falsi o inattivi oltre 11 milioni di follower dell'imprenditrice digitale

Giovedì 18 Gennaio 2024
Ferragni, 11 milioni di follower sono «fake o inattivi»: l'analisi di Inbeat.co. Impero social si sta sgretolando?

Ferragni, l'impero social si sta sgretolando? Come se non bastassero pandori, uova di pasqua e bambole di peluche ad alimentare questa caduta inarrestabile, una ricerca di Inbeat.co conta come utenti falsi o inattivi 11 milioni di follower dell'imprenditrice digitale al centro della lente d'ingrandimento della guardia di finanza.

Le foto in montagna con Leone e Vittoria non sembrano bastare a tamponare la perdita incessante di follower che sta facendo vacillare la corona di regina delle influencer. E ora la lente d'ingrandimento punta proprio a verificare la solidità della sua base social.

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L'analisi

Come riporta il Giornale, il sito si rivolge alle aziende in cerca di creator con reali prestazioni e consente di verificare il pubblico di un dato influencer, indentificando follower falsi, dormienti o sospetti e restituendo il dato di seguaci reali Secondo le analisi di Inbeat.co il profilo di Chiara Ferragni, su un totale di 29 milioni di follower, conterebbe solo 17,7 milioni di utenti reali. Oltre il 41% (11,9 milioni) sarebbero quindi inattivi o addirittura falsi. Fedez non avrebbe di questi problemi: genuini sono tutti i suoi 14,8 milioni di seguaci. E per quato riguarda le interazioni? Anche l'engagement di Ferragni andrebbe male: solo l'1,58% dei suoi follower (cioè mezzo milione) interagisce realmente con il suo profilo.

Estetista cinica, lo sfogo

«È da un mese che mi viene chiesto cosa penso di Chiara Ferragni ma perché dovrei dare la mia opinione su una persona che conosco e con la quale siamo amiche? Perché devo venire qua a sputare in faccia ad una persona che conosco e con la quale sono amica? Non mi sembra il caso». Così Cristina Fogazzi, conosciuta nel mondo social come l'estetista cinica, in uno sfogo su Instagram. Sulla vicenda che ha investito la ristoratrice di Lodi che sta facendo molto parlare sui social, invece, «nessuno ha chiesto la mia opinione, come è giusto che sia, perché non sono titolata ad avere opinioni ma paura. Qua è diventato hunger games, cioè ci sono delle persone che vogliono la lotta fratricida, ci si ammazza per portare a casa il proprio culo, siccome vedo che tira una brutta aria allora parlo male di te. C'è qualcuno che veramente vuole una cosa così orrenda?».

 

La risposta

«Allora io hunger game non lo faccio, non mi troverete mai in un'arena a tirare i capelli a una persona alla quale sono vicina per non farmi giudicare male. Per fortuna credo ancora che ognuno risponda per sé e che se le persone che ti sono vicine inciampano o gli succede qualcosa, allora glielo dici di persona, non davanti a un milione di follower». «Che brutta questa cosa, che paura. Per la prima volta in tanti anni ho pensato chiudo tutto, poi però sono sempre qua perché alla fine do da mangiare ad un po di persone» conclude l'influencer.

 

Gli atti a Cuneo?

L'inchiesta su Ferragni e la Balocco è nostra. Lo afferma la Procura di Cuneo, ora anche in via ufficiale: c'è infatti una richiesta in via ufficiale di trasmissione degli atti, formulata alla Procura di Milano, che indaga sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Eugenio Fusco. Ora Milano ha due possibilità: o lasciare il campo ai colleghi, oppure sollevare la questione della competenza territoriale di fronte al procuratore generale della Cassazione. Quest'ultima, a quanto si apprende, sarebbe la strada che verrà imboccata.

 

Il cachet 

Cuneo sosterrebbe che l'eventuale ingiusto profitto, requisito previsto per la qualificazione del reato di truffa, sia stato realizzato a Fossano, in provincia di Cuneo, dove ha sede la Balocco. Il cachet versato dall'azienda all'influencer - un milione e 100mila euro - è una questione a parte, dal momento che venne concordato prima della messa in vendita dei pandori. Per i magistrati meneghini, all'opposto, sarebbe proprio questo il punto dirimente

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