Crolla il mito dei giornalisti e dei medici: ora i ragazzi vogliono fare gli chef o i contadini

Lunedì 13 Febbraio 2017
Crolla il mito dei giornalisti e dei medici: ora i ragazzi vogliono fare gli chef o i contadini
I sogni e le aspirazioni dei più giovani non sono più quelli di una volta. Professioni come quella del medico o del giornalista non hanno più lo stesso appeal e sono state surclassate da quella dello chef. Calano, infatti, i numeri degli studenti italiani che decidono di intraprendere la carriera universitaria nei settori della comunicazione e aumentano quelli che vogliono dedicarsi, per piacere o forse più per necessità, ai cosiddetti mestieri 'antichi. Se prima l’aspirazione era diventare medico, architetto, pubblicitario o giornalista, ora si punta a carriere alternative come agricoltore, sarto, chef, liutaio, forcolaio, ceramista.

Secondo uno studio dell’agenzia di comunicazione Klaus Davi & Co., realizzato in occasione del Micam, fiera internazionale dedicata al mondo delle calzature, su un campione di 500 ragazzi tra i 18 e i 26 anni monitorando le principali piattaforme online dedicate al lavoro, precipita infatti nelle aspirazioni dei 16-18enni il sogno di diventare medico (solo il 12% lo considera un mestiere con occupazione garantita); l’avvocato va un po’ meglio, al 15%.

E se solo 20 anni fa il mestiere di guru pubblicitario era sinonimo di sogni e notorietà, ora le quotazioni sono precipitate visto che solo il 25% lo considera un mestiere da sogno. Il lavoro di giornalista viene considerato qualificato dal 70% del campione ma sottopagato e, quindi, rimane un obiettivo solo per il 23% dei ragazzi. Più alto il consenso per il mestiere di architetto (29%), legato maggiormente al talento e alla creatività e con possibilità di guadagni più alti.

Ma cosa attrae allora i giovani? Lo chef (il sogno del 70% dei giovani) si consolida come mestiere da sogno perché garantisce denaro e visibilità, con la magica opportunità di diventare vere e proprie star a livello dei 'Masterchef' televisivi sempre più amati dal pubblico. A sorpresa, al secondo posto, i giovani riscoprono il ruolo di sarto (37%). Considerato un mestiere medievale, ora anche grazie alle tecnologie ha guadagnato in termini di fascino e reputazione. E il dato non stupisce visto che numerosi big del tessile investono molte energie e tempo per formare professionisti delle nuove generazioni che producano tessuti con un’anima artigianale tenendo conto delle esigenze industriali.

Chi avrebbe mai immaginato che un giovane su tre sognasse di fare l’orafo (31%), un’arte dalla tradizione millenaria, vero e proprio fiore all’occhiello del made in Italy. Eppure, questo settore in Italia non solo continua a splendere con cifre di assoluta grandezza come 6 miliardi di fatturato all’anno e oltre 100.000 addetti, con marchi che sono noti in tutto il mondo, ma attira sempre più ragazzi grazie allo sviluppo di scuole orafe che permettono di dare lavoro a tante nuove future star del gioiello italiano. Non va dimenticato, inoltre, l’apporto fondamentale di poli fieristici come VicenzaOro e il Tarì in provincia di Caserta.

Ma i mestieri che attraggono nuove leve sono diversi: si va dal retaio e cestaio al ceramista e svettano anche mestieri di nicchia come il liutaio o il forcolaio. Anche per far fronte alla disoccupazione giovanile, attestata al 40,1% tra i 15 e i 24 anni secondo gli ultimissimi dati Istat riportati nell'indagine, nel nostro Paese si moltiplicano i corsi per ridare nuova vita ad attività praticamente scomparse.

È il caso anche di una vera e propria arte come quella del calzolaio e del lustrascarpe (24%): recentemente infatti le iniziative per far riscoprire questi lavori artigianali in via d’estinzione son aumentate notevolmente, riscuotendo un notevole quanto inaspettato successo. Sono mestieri che riportano alla più antica tradizione italiana, quando per le strade era normale incrociare un ciabattino col suo garzone che lustrava le scarpe ai signori di passaggio.

Come detto, altri sono i lavori in via di rinascita. Al quinto posto c’è infatti il liutaio (20%), trainato da centri importanti come Cremona, dove la tradizione dei leggendari Stradivari e Amati non si è mai persa. Il nostro Paese attrae curiosi e appassionati da tutto il mondo, soprattutto dal Sol Levante: tantissimi sono infatti coloro che vogliono imparare le tecniche e i segreti per realizzare un violino favoloso. E, naturalmente, anche i nostri giovani ricercano in questa arte la possibilità di una nuova occupazione e, allo stesso tempo, di produrre qualcosa di magico.

Sulla stessa linea i mastri vetrai: il 17% dei nostri ragazzi desidera infatti apprendere tutte le nozioni necessarie per realizzare fenomenali gioielli in vetro come quelli famosissimi e ammirati in tutto il mondo provenienti dalle vetrerie di Murano. Naturalmente, nel corso degli anni, le tecniche sono progredite grazie all’aiuto della tecnologia, tuttavia alla base di tutto resta la creatività e il talento umano che porta alla realizzazione di opere d’arte come le 'murrine' rinomate ovunque.

Non poteva mancare l’agricoltore (15%): tantissimi sono i nuovi contadini, alla riscoperta del verde, dell’ambiente e delle colture che soddisfano l’umanità. Che sia bio o che sia un appezzamento di terreno appena fuori città, la passione per la terra coltivata è tornata prepotentemente negli ultimi anni, anche in risposta al dominio delle multinazionali e degli Ogm nella grande catena della coltivazione attuale. La produzione a 'chilometro zero' si fa preferire ora presso il giovane pubblico. Restando in ambito veneto, sta prendendo sempre più piede anche il mestiere del forcolaio o 'remér' (12%), cioè colui che costruisce forcole e remi per le tradizionali gondole veneziane. Oggi la richiesta di queste attrezzature è chiaramente diminuita rispetto a un tempo, tuttavia sono numerosi coloro che desiderano intraprendere questa strada nobile che permette la sopravvivenza di un antico sapere oltre che continuare a offrire un servizio ormai raro ma ancora richiesto.

Altra attività nobile è quella del ceramista, che sta riscontrando molti consensi (8%). Le botteghe che lavorano la ceramica sono diverse in Italia, dalla Toscana all’Emilia, fino alla Puglia, e in tutte ci sono scuole che tirano su nuove leve, naturalmente col supporto degli studi presso licei artistici o comunque percorsi scolastici affini. Nel nostro Paese la produzione, rispetto agli anni ’70, è calata, tuttavia all’estero - soprattutto Russia ed Est europeo - la richiesta è ancora forte, quindi ben vengano i nuovi ceramisti.

E che dire invece dei cestai: un lavoro che sembrava scomparso e, invece, anche grazie all’impegno di associazioni e consorzi locali, ha ricominciato a suscitare interesse nei più giovani. Il 5% infatti vorrebbe realizzare antichi cesti, da usare in ambito agricolo o anche come abbellimenti per la casa o decorativi, proprio come quelli che si facevano una volta.  
Ultimo aggiornamento: 13:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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