Ancona, il papà “a sua insaputa” porta la ex in Tribunale: «Hai ferito la mia affettività»

Domenica 5 Giugno 2016 di Federica Serfilippi
Ancona, il papà “a sua insaputa” porta la ex in Tribunale: «Hai ferito la mia affettività»
Era stato condannato dal Tribunale dei Minori di Ancona a pagare quasi cento mila euro di spese di mantenimento per un figlio che aveva scoperto di avere dodici anni dopo la sua nascita. In pratica, una somma che doveva coprire i dodici anni di arretrati, quelli intercorsi dalla nascita del piccolo fino al riconoscimento ufficiale. La sentenza era stata impugnata dagli avvocati dell'uomo, Marina Magistrelli e Roberta Angeletti. E l'altro giorno, il tribunale di secondo grado gli ha dato parzialmente ragione. Il neo papà - un ingegnere anconetano di 40 anni - non deve sborsare cento mila euro, bensì 70 mila euro in meno. Il verdetto è stato emesso venerdì sera dal presidente del collegio dei giudici Bruno Castagnoli. Ma il procedimento non sembra vedere la conclusione. Gli avvocati del 40enne, infatti, non si fermano. Il prossimo passo sarà quello di intentare una causa contro la madre del bambino, ora 15enne, "colpevole" - secondo loro - di aver negato all'ex compagno il diritto alla paternità. Secondo i fatti riportati dalla difesa, la relazione tra la donna e l'ingegnere era nata nel 2000. Non una vera e propria storia d'amore, quanto una frequentazione saltuaria. Dal novembre dello stesso anno, i rapporti si sarebbero interrotti e la donna rimasta incinta. Dodici anni di silenzio, nessuna comunicazione della gravidanza, né contatto. Almeno fino ad una lettera, fatta recapitare al professionista nel marzo 2012 dal legale della donna. In poche righe veniva spiegato che la madre del piccolo voleva che il neogenitore si preoccupasse del mantenimento del figlio. Nulla di strano, se non fosse che la richiesta era quella di pagare anche tutti gli anni arretrati.

Pensando si trattasse di una manovra subdola, il 40enne si è sottoposto ad un accertamento genetico. Esame che, per i difensori, non avrebbe mai effettuato se fosse stato informato della gestazione a tempo debito. Nessuna sorpresa: il suo dna corrispondeva a quello del piccolo. E così, la scoperta di essere padre a dodici anni di distanza dalla nascita del piccolo, a causa - sostiene la difesa - della scelta "omertosa" intrapresa della madre del minore. Per l'ingegnere, la sorpresa è poi continuata davanti ai giudici minorili. In giudizio, ha cercato di dimostrare la non consapevolezza della sua paternità e il buco nero vissuto nel periodo tra il 2010 e il 2012.

Nonostante questo, il primo round a favore dell'ex compagna con il verdetto che ha decretato il versamento di un assegno mensile di 500 euro e di migliaia di euro come contributo al pregresso mantenimento del bimbo. Somma, ha sostenuto la difesa durante il ricorso, che non sarebbe affatto compatibile con la disponibilità economica del professionista, coniugato e padre di altri due figli piccoli. E proprio per questo, il collegio ha stabilito la cifra di 200 euro mensili per un totale di 30 mila euro. Tramite il suo avvocato Roberto Marini, la donna ha sempre sostenuto di aver avvisato il 40enne della paternità al moneto della nascita del figlio. Lui, però, non ne avrebbe voluto sapere nulla.
 
Ultimo aggiornamento: 6 Giugno, 13:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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