«Se non passa l'autonomia la Lega ​si troverà con le ossa rotte»

Domenica 17 Febbraio 2019 di Alda Vanzan
«Se non passa l'autonomia la Lega si troverà con le ossa rotte»
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«Se non passa l'autonomia la Lega si troverà con le ossa rotte. E a quel punto il Governo non potrà non saltare». In Veneto, in casa del Carroccio, circolano solo commenti del genere. Preoccupati. Ma anche irritati. Per lo sgarbo del premier Giuseppe Conte che al Consiglio dei ministri giovedì sera è andato via, ufficialmente per sopraggiunti impegni personali, prima che la titolare degli Affari regionali Erika Stefani relazionasse sulle tre bozze.

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Perché Conte e il vicepremier Salvini, arrivato in ritardo a palazzo Chigi (e nessuno lo dice ma tutti lo pensano: il Capitano non poteva essere puntuale e far pesare politicamente la questione?) non si sono neanche incrociati. Perché, per dirla in veneto, questa dell'autonomia sta diventando la storia di Sior Intento che dura tanto tempo e che mai no se destriga. Insomma, sempre lì, sospesa, rinviata, un brodo che sta diventando un po' troppo lungo. E adesso presa di mira da un trasversale fuoco di fila del Sud, perché le obiezioni arrivano da tutti gli altri partiti, compresi gli alleati del M5s.
 
L'IRRITAZIONE
È anche questo che irrita i leghisti veneti: «Che la riforma sia un travaglio è comprensibile - confida un alto esponente del partito - ma com'è che si svegliano tutti adesso?». Perché il percorso per l'autonomia in Veneto è re-iniziato nel 2014 con l'approvazione della legge che prevedeva il referendum, si è rinvigorita l'anno successivo con il via libera della Consulta, ha avuto un'estenuante trattativa con Roma ancora con il ministro Enrico Costa del Governo Renzi, ha registrato il plebiscito al referendum dell'ottobre 2017 e poi, incassata la pre-intesa con il Governo Gentiloni, pensava di concludere la partita con il Governo amico. Questo del vicepremier Salvini. E invece, a poche ore dalla presentazione della bozza di intesa, non solo con quattro ministri, tutti pentastellati, non si è trovato un accordo, ma sono anche cominciate le bordate sui cittadini di serie A e di serie B, sulla compartecipazione al gettito Irpef, sulla secessione dei ricchi. Il governatore Luca Zaia aveva provato a spiegare con una lettera ai cittadini del Sud come stavano le cose, ma la polemica è montata. Con la certezza che a Roma i Cinquestelle vogliano allungare i tempi.

L'ATTESA
Di certo, così com'è, la bozza non è sottoscrivibile dal Veneto. Anche se l'accordo sulla parte finanziaria è ritenuto fondamentale, Zaia l'ha detto chiaramente: è stato accettato il 70% per cento delle istanze. E il ministro Stefani ha specificato: «Restano dei nodi politici sui quali discutere». Ma quando? E per quanto tempo? L'impressione è che non basterà il «vertice politico» annunciato per la settimana prossima da Salvini. Ci vorranno giorni, se tutto va bene si arriverà «alla fine dell'inverno». Fine marzo ben che vada, se non addirittura dopo le Europee. Sempre che si firmi. «Ma la non firma - fanno sapere dal Veneto - non darà pace a Roma, ci saranno turbolenze». Tra l'altro, c'è anche il passaggio parlamentare: quando sarà calendarizzato? e dove? in aula o nelle commissioni? si risolverà con una mozione, con una risoluzione o interverrà sulla bozza di intesa? In quest'ultimo caso la situazione non potrebbe che inasprirsi ulteriormente. Perché il Veneto si aspetta solo una convocazione da parte del premier e che Conte dica qual è la sua proposta in merito alla materie - ambiente, sanità, infrastrutture, cultura - tenute in freezer. E perché Conte arrivi a fare una proposta, la condizione preliminare è che Di Maio e Salvini trovino un accordo. Solo che in mezzo c'è il voto sul caso Diciotti e c'è la posizione di Di Maio all'interno del M5s: passasse la linea di De Falco (pur espulso dal Movimento) e di Nugnes, il Capo politico pentastellato verrebbe politicamente esautorato.
Il Veneto aspetta. E se il sottosegretario Luca Coletto ritiene «facilmente superabili le resistenze politiche», il ministro Gianmarco Centinaio avverte: la riforma dell'autonomia regionale «è nel contratto di governo. Consiglio sempre agli amici della Lega e del M5s di tenerlo sul comodino». Come il Vangelo.

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Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 09:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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