Pareva influenza: medico annientato in pochi giorni da batterio misterioso

Sabato 16 Febbraio 2019
Il dottor Salvatore Albanese
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VIGODARZERE - Sembrava una banalissima influenza, invece il suo quadro clinico è progressivamente peggiorato. Nel giro di appena una settimana non c’è stato scampo per il medico Salvatore Albanese, conosciutissimo - non solo nel Padovano - per essere uno degli antesignani in Italia dell’accoglienza ai familiari dei pazienti che vengono da lontanto per affidarsi alle cure ospedaliere.

Storico presidente dell’associazione Cilla, il dottor Albanese è stato colpito da un batterio sul quale i medici non si sbilanciano, ma che in pochissimo tempo ha compromesso tutti gli organi vitali. Martedì della scorsa settimana era al lavoro, due giorni dopo ha accusato uno stato febbricitante, quindi si è rivolto all’Ospedale di Cittadella: nel giro di poche ore è stato trasferito in Rianimazione e non è vi più uscito, fino alla morte avvenuta l’altra sera.
 
Incredulità, dolore, sgomento per un addio così repentino e privo, al momento, di una spiegazione. Medico di famiglia con studio a Saletto di Vigodarzere, 67 anni, fervente cattolico, aveva fatto parte anche del direttivo della Compagnia delle Opere, la sua grande passione era Cilla, l’organizzazione di volontariato con sede a Padova ma diramazioni in 25 città d’Italia, che gestisce un newtork di case di accoglienza che intendono essere non mero tetto ma vera dimora, ossia realtà dove si è aiutati a portare e sopportare il dolore. Di Cilla il dottor Albanese era presidente sia della sede patavina che del network nazionale.
UN PADRE
«Salvatore guidava la nostra associazione dal 1988, da quando cioè il papà di Cilla (Maria Letizia Galeazzi, “Cilla” per gli amici, morta prematuramente, ndr), Rino Galeazzi, chiese a don Giussani di adoperarsi perché questa opera potesse proseguire dopo di lui. Per tutti noi Salvatore è stato un vero “padre” - lo ricorda il direttore generale della onlus Claudio Sandrini, anche lui padovano - e ha sempre testimoniato il desiderio di condividere, come i primi cristiani, la tenerezza e l’accoglienza verso chiunque chieda un aiuto, l’invito a giocarsi totalmente la vita, a partire da questa posizione umana. Salvatore ci ha manifestato, con la sua esperienza personale, il gusto di una vita piena di senso, la profondità di un uomo che ha riconosciuto in tutto il segno della presenza di Gesù, la letizia anche dentro le difficoltà».
LA MALATTIA
Il suo calvario, dall’esito fatale, è durato pochissimo: «Più che di influenza potrebbe essersi trattato - sottolinea Sandrini - di un’infezione batterica dal decorso estremamente aggressivo. Uno dei medici che lo aveva in cura ci ha detto che in trent’anni di carriera non ha mai visto nulla del genere. Per tutti noi, un fulmine a ciel sereno: Salvatore voleva realmente bene alla gente, nel suo lavoro, nel rapporto con i pazienti, nell’opera che ha portato avanti. Lui ti conosceva per nome. Umile, preparatissimo, solare, gioviale. Una gran bella persona». Albanese lascia la moglie e due figli. I funerali non sono ancora stati fissati.
Federica Cappellato
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Ultimo aggiornamento: 08:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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