Banfi: «Buono il prosecco, ma per quelli come me serve il prograsso»

Venerdì 25 Gennaio 2019 di Elena Filini
Lino Banfi
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L'INTERVISTA - «Non mi sono ancora insediato e mi chiedete tutto dei siti Unesco: Madonna incoronéta, ho quelli delle Iene sotto casa che mi stanno braccando. Io mi devo preparare, abbiate pazienza!». Neppure due giorni dall'annuncio di Luigi Di Maio e nonno Libero si è trovato proiettato in un mondo fatto di filari di vite, cappelle affrescate, foreste mediterranee, patrimoni archeologici. Sorridere, insomma, potrebbe non bastare. Pasquale Zagaria, alias Lino Banfi, alias Oronzo Canà dalla fiction sta planando in un universo meraviglioso, ma esigente. Un giorno dopo la sua nomina, càpita il primo atto ufficiale con la ratifica dei tre siti italiani che a Parigi concorreranno al titolo di Patrimonio dell'Umanità. «Non posso e non voglio entrare nel merito di dossier che non conosco» ripete l'attore. Sì, ma il prosecco lo beve però. «Altroché, e mi piace da pazzi».
 
È ancora felice della nomina alla luce delle polemiche?
«Felicissimo. Ora sto barricato a casa, ma una cosa la voglio dire: sosterrò i prodotti italiani e l'Italia del sapore».
Nel caso del prosecco è un'affermazione confortante.
«Ma il prosecco non ha bisogno di me! È un vino internazionale, in ogni ristorante del mondo viene proposto come aperitivo. Lo trovo buonissimo, giovane, fresco. Dobbiamo riuscirci quest'anno, perché è un prodotto di valore e di successo. Ma posso fare una richiesta ai viticoltori veneti?»
Prego...
«Il pro-secco va bene per quelli che sono in linea, atletici, belli. Io che sono un po' cicciottello e vorrei il pro-grasso. Magari due pianticine tanto per cominciare: un piccolo vitigno dedicato a chi ama le bollicine ma è un po' sovrappeso. Sennò mi sento ghettizzato».
Prosecco o champagne?
«Sono due filosofie diverse. Il prosecco quasi quasi lo preferisco allo champagne. A patto che non sia troppo bollicinéto»
Come commissario Unesco cosa le piacerebbe promuovere?
«I gemellaggi alimentari tra Nord e Sud: le orecchiette con i ravioli, le olive taggiasche con le olive leccesi: magari una bella campagna con la foto mia e di Giovanni Rana. Io tengo i ravioli, lui le orecchiette. E scriviamo solo: due primi buoni».
Quale altro prodotto veneto le piace?
«Il radicchio. Anni fa ho ricevuto il premio Radicchio D'oro, ricordo di aver fatto un itinerario a Treviso. Ci tenevo perché una vostra grande artista lirica, Toti Dal Monte, ha sposato un tenore del mio paese, Canosa, Enzo De Muro Lomanto».
Anche Padova è in corsa, con la cappella degli Scrovegni.
«A Padova sono stato un paio di volte. Una città che dà una bella lezione di civiltà con la sua pulizia».
Promette che sosterrà le due candidature venete Unesco?
«Eh sì, con grande convinzione. Il Veneto ci insegna tante cose, anche come i comici possano fare cultura. Penso al mio grande amico Lino Toffolo: non solo un talento della risata, ma un grande attore».
e.fil.
Ultimo aggiornamento: 16:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA