Migranti, 170 morti nel Mediterraneo: scontro nel governo

Domenica 20 Gennaio 2019 di Claudia Guasco
Strage di migranti, scontro nel governo
12

Due naufragi, 170 morti nel Mediterraneo in pochi giorni: uno al largo della Libia e l'altro del Marocco. I barconi continuano a partire dal nord Africa, carichi di migranti in fuga da «violenze e abusi», dalle torture dei centri di detenzione. «Meglio morire che tornare in Libia», ha detto uno dei tre sopravvissuti del gommone affondato al largo di Tripoli due giorni fa e costato la vita, secondo quanto riferito dai superstiti, a 117 persone. Solo ieri altri tre barconi sono stati avvistati al largo di Tripoli, due sono stati riportati in Libia, uno con a bordo 47 persone è stato soccorso da Sea Watch e ora è in attesa di indicazioni dalle autorità per un porto sicuro. «Le ong si scordino di ricominciare la solita manfrina del porto in Italia o del Salvini cattivo. In Italia no», avverte il ministro dell'Interno Matteo Salvini. Contrattacca il sindaco dissidente di Palermo Leoluca Orlando: «Ci sarà un secondo processo di Norimberga e lui non potrà dire che non sapeva».

DONNE E BAMBINI
Ma il vicepremier non è disposto a concessioni: «Il naufragio di queste ore è la dimostrazione che se riapri i porti, se permetti che tutti vaghino nel Mediterraneo imponendo le loro leggi alla faccia dei singoli Paesi, ritornano i morti. Quindi no, cuori aperti per chi scappa davvero dalla guerra ma porti chiusi, per ong, trafficanti e tutti gli altri». Parole che è inevitabile leggere come una nuova presa di distanza da chi come il premier Conte e il leader M5S Di Maio dopo Capodanno avevano in qualche modo aperto all'accoglienza in Italia di piccole quote di migranti.
L'ultima tragedia si consuma venerdì, quando le autorità libiche avvistano un gommone in difficoltà con «circa 50 migranti», secondo la loro stima, a nord di Garabulli.

La guardia costiera di Tripoli invia prima una motovedetta - costretta a tornare indietro per avaria - e poi allerta un mercantile battente bandiera liberiana per soccorrere il natante. Un paio d'ore dopo il gommone viene avvistato da un velivolo dell'Aeronautica militare italiana che riferisce di venti persone a bordo, ma a quel punto il gommone è già semi affondato. L'equipaggio dell'aereo lancia due zattere di salvataggio, un elicottero inviato dal cacciatorpediniere Caio Duilio recupera i tre superstiti del naufragio e li porta a Lampedusa. Sono loro, sotto shock, in ipotermia e traumatizzati, a raccontare l'orrore: «Eravamo in 120, tra cui dieci donne, una ragazza incinta e due bambini, uno aveva due mesi. Dopo dieci, undici ore di navigazione il gommone ha cominciato a sgonfiarsi e affondare. Le persone sono cadute in mare e sono affogate.

Siamo rimasti tre ore in mare, sperando che qualcuno si accorgesse di noi», hanno riferito a Flavio Di Giacomo, il portavoce Oim in Italia. Le ricerche sono continuate per tutta la notte attorno alle due zattere, in piena zona Sar libica, ma senza esito: non è stato neanche ritrovato il gommone, avvistato mentre si stava inabissando. Sul caso indagano la procura militare di Roma e quella ordinaria di Agrigento, gli inquirenti sono a caccia dei responsabili del traffico e vogliono anche fare chiarezza sulle modalità del soccorso. Per Salvini la vicenda non è affatto chiara: «Sarà una coincidenza che da tre giorni c'è una nave di una ong, proprietà olandese, equipaggio tedesco, che gira davanti alle coste della Libia? Ed è un caso che in questi giorni gli scafisti tornano a far partire barchini, barconi e gommoni mezzi sgonfi che poi affondano e alla fine si contano i morti e i feriti?».

«SPORCHI TRAFFICI»
Se lo scafista sa che «se mette in mare questi disperati c'è la possibilità che qualcuno possa tornare a fargli guadagnare quattrini, torna a farlo.

Più ne partono, più nei muoiono. Loro si rimettono in mare, gli scafisti ricominciano i loro sporchi traffici e le persone tornano a morire», ribadisce il vicepremier. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, esprime «profondo dolore» per la tragedia, il premier Giuseppe Conte si dice «scioccato». Mentre l'Unhcr, che cita notizie diffuse da Ong, dà conto di un altro naufragio con 53 morti avvenuto nel Mare di Alboran, nel Mediterraneo occidentale.

Ultimo aggiornamento: 12:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci