La cattura di Cesare Battisti non è una vittoria ma la fine di una vergogna

Mercoledì 16 Gennaio 2019
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Caro direttore,
  non ho certamente apprezzato la parata di uomini politici italiani in attesa di ricevere un pluriergastolano. Non fosse cambiato il presidente del Brasile, Battisti non sarebbe stato preso, ovvero la politica italiana non ha molti meriti sulla sua cattura. In ogni caso sarebbe stato molto più decoroso assicurare un deserto all'arrivo di un simile condannato, mentre dovrà essere obbligatoriamente doveroso per la politica italiana dare a tutti gli italiani certezza assoluta sulla pena che il soggetto in questione dovrà effettivamente scontare.

Piero Zanettin
Padova


Caro lettore,
Battisti era ormai un uomo in larga parte solo e isolato.
Il declino di Lula e del suo partito l'aveva privato anche di quella rete di protezione ed appoggi economici di cui ha goduto per lungo tempo in Brasile. Il suo arresto però non era affatto scontato e rappresenta senza dubbio un'ottima notizia, un successo delle nostre intelligence. Ma con la cattura di Cesare Battisti non si è celebrata una vittoria dello Stato italiano: si é messo fine a una vergogna. Perché che un terrorista condannato a più ergastoli sia riuscito a sfuggire alla nostra giustizia per 37 anni è una sconfitta che resta e che la tardiva incarcerazione di Battisti non può cancellare.
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