Crisi dei pescivendoli a Venezia: al mercato di Rialto ne sono rimasti sei

Venerdì 11 Gennaio 2019
Crisi dei pescivendoli a Venezia: al mercato di Rialto ne sono rimasti sei
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VENEZIA - A vederlo così, spoglio, la fatica più grande è quella di immaginarlo anni fa, brulicante di persone con un vociare continuo a fare da sottofondo alle offerte urlate da dietro ai banchi di ghiaccio grattugiato su cui mettere in mostra il ben di Dio pescato nella notte. Perché l'effetto che il mercato di Rialto fa, è quello di un immenso contenitore dal passato glorioso, ora svuotato della sua essenza più pura e delle relazioni sociali date dal commercio su cui si è fondato l'animo di Venezia. L'ultima a chiudere - sinonimo di una crisi di cui sembra difficile vedere la fine - è stata la pescheria Le perle del mare, che ha abbassato la serranda nei giorni scorsi. «Abbiamo chiuso per problemi interni tra soci - spiega Paolo Zane, pescivendolo da una vita - Il mercato del pesce è quello che è, così come quello della frutta e verdura. Si tratta di un luogo da ripensare in tutto e per tutto. Basta vederlo ilo  mercato adesso, questo è un luogo per veneziani, dove sono i veneziani a venire, non i turisti. E la città si sta sempre più svuotando». Paolo Zane però non molla, ed è pronto a ripartire. Questa, in fin dei conti, è la sua vita. 
«Sto facendo tutto il possibile per aprire di nuovo, a mio nome, un banchetto sotto la loggia grande della Pescheria.
A sentirle, le voci di chi lavora in Pescheria, si assomigliano tutte. E rispecchiano i dati. Negli ultimi anni da diciotto banchetti si è passati a sei attività. Passeggiare sotto la loggia grande è mettersi in confronto con ciò che è stato (i segni dei banchi disegnati ancora a terra) e ciò che la realtà presenta: tre banchi (fornitissimi) ma calati nel vuoto. Identica la situazione dei vicini banchetti di frutta, scesi da quaranta a dodici nel giro di poco tempo. 
«Qui si è lavorato bene con Natale, perché per fortuna la tradizione del cenone con il pesce per i veneziani è ancora forte» raccontano alla pescheria Vio, sotto la loggetta, quella che pare essere destinata a diventare il museo del commercio di Venezia, con annesso ristorante a chilometro zero, sulla scorta di quanto già sta succedendo a Firenze dove il mercato centrale ha ripreso vita grazie al connubio tra vendita al dettaglio e cibo preparato sulla piazza, all'istante. 
«Adesso che le feste sono passate si lavora sempre meno. Guardatevi intorno e giudicate voi - continuano da Vio - Il turista qui non c'è. O se c'è passa e guarda, la massimo fa una foto ma non compra il pesce fresco, non avrebbe senso».
I pochi veneziani che ci sono, sono gli stessi che fanno girare l'economia del mercato di Rialto. «Ma qui siamo morti - racconta una delle pescherie storiche - Se c'è un progetto serve qualcosa che sia in grado di riportare qui i veneziani, altrimenti non andiamo da nessuna parte». A sentirli, poi, il dubbio che alcuni banchetti soffrano i pagamenti, in ritardo, dei ristoranti. 
«I ristoratori pagano secondo gli accordi presi con il commerciante. A loro non possono essere imputate le difficoltà di un mercato che è si sta trasformando anche in funzione di altre modalità di vendita - precisa Ernesto Pancin, direttore di Aepe, l'associazione degli esercenti di pubblici esercizi - Non aiutano alcune normative regionali che definiscono i quantitativi di vendita per quanto riguarda le forniture all'ingrosso ai ristoranti. 
Per quanto riguarda il mercato, è evidente che sia la logistica che la modalità di approvvigionamento, non rendono facile il commercio all'interno del centro storico chiude - È una trasformazione commerciale inarrestabile sulla quale è difficile porre rimedio».
N. Mun.
Ultimo aggiornamento: 12 Gennaio, 10:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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