Decreto sicurezza, Toscana pronta al ricorso alla Consulta. Altre regioni potrebbero unirsi

Sabato 5 Gennaio 2019
Enrico Rossi, presidente della regione Toscana

Le Regioni al fianco dei sindaci disobbedienti. La polemica sull'applicazione dell'articolo 13 del decreto Sicurezza (ormai legge) che impedisce l'iscrizione all'anagrafe dei richiedenti asilo si arricchisce di un nuovo capitolo, con alcuni governatori pronti a farsi carico del ricorso alla Corte costituzionale su una norma ritenuta disumana e in contrasto con la Carta fondamentale.

Dopo l'annuncio del presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino («stiamo valutando se esistono i fondamenti giuridici per un ricorso alla Corte Costituzionale. Se ci sono le condizioni giuridiche, non perderemo tempo») è la Toscana a fare da apripista. Già lunedì la giunta regionale approverà la delibera sul ricorso da presentare alla Corte costituzionale, ha reso noto il governatore Enrico Rossi, per il quale i sindaci «fanno bene a ribellarsi ad una legge disumana che mette sulla strada, allo sbando, decine di migliaia di persone che così diventano facile preda dello sfruttamento brutale e della criminalità organizzata, aumentando l'insicurezza».

Un'iniziativa ovviamente sgradita al titolare del Viminale, che polemizza apertamente con Rossi. «Ci sono 119mila toscani (pari a 53mila famiglie) in condizioni di povertà assoluta,si contano quasi 22mila domande per ottenere una casa popolare in tutta la Regione, si registra una sanità criticata da medici e utenti per le liste d'attesa, i tagli e i turni di lavoro massacranti. Eppure il governatore Enrico Rossi - osserva Matteo Salvini - straparla del Decreto sicurezza che dà più legalità, risorse e strumenti agli amministratori locali. Lui pensa ai clandestini, noi agli italiani». Mentre l'altro vicepremier Luigi Di Maio se la prende con i sindaci «sedicenti di sinistra», la cui disobbedienza, dice, «è soltanto un'occasione di campagna elettorale». Sindaci «talebani» che Fratelli d'Italia è pronta a denunciare, come assicura Giorgia Meloni, che chiede al premier Giuseppe Conte di non incontrarli, se non per comunicargli il loro «commissariamento».

Altre Regioni dovrebbero unirsi alla Toscana, che intanto si appresta a varare una legge regionale per tutelare il diritto di tutti, migranti compresi, «ad essere curati, ad avere una dimora, un'alimentazione adeguata e ad avere un'istruzione».

Lo farà certamente la Calabria contro un provvedimento «discriminatorio» che nega «diritti fondamentali» ai migranti regolari, come sostiene il presidente Mario Oliverio. E ci sta pensando l'Umbria, dove comunque si garantiranno l'accesso alle cure e all'assistenza sanitaria per tutti, come promette la presidente Catiuscia Marini. Intanto, a Milano arrivano le prime segnalazioni di «profughi, titolari di protezione umanitaria che finiscono per strada. Nei prossimi mesi saranno centinaia», prevede l'assessore comunale alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino. E la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri lancia un appello a Salvini e alla ministra Grillo: diano ai medici indicazioni per poter continuare a curare, nel rispetto della Legge sulla Sicurezza, tutte le persone che si trovano sul territorio italiano, anche se "irregolari".

Ultimo aggiornamento: 18:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA