Lucrezia e il sogno olimpico: «Io la nuova Kostner? No, ho solo 17 anni»

Domenica 9 Dicembre 2018 di Angela Pederiva
Lucrezia e il sogno olimpico: «Io la nuova Kostner? No, ho solo 17 anni»
1
Ha la grazia di una ballerina, il viso di una fotomodella, la tempra di una ginnasta. In effetti ci vuole un po' di tutto questo per diventare una stella italiana, europea e olimpica nel firmamento del pattinaggio artistico sul ghiaccio come Lucrezia Gennaro, trevigiana di nascita e padovana di tessera, ma giramondo per necessità. «È la nuova Kostner», dicono gli osservatori di lei, che un po' si schermisce («Mi sembra un paragone troppo grande per me») e un po' ci spera («Poche atlete possono pensare di eguagliare Carolina, ma mi è sempre piaciuto vincere»).

Ieri  la 17enne atleta azzurra ha inaugurato, su invito del Comune di Conegliano e dell'agenzia Eventi, la patinoire di piazza Cima, incantando tutti con tre programmi corti su musiche di Emma Marrone (Guarda che luna), Michael Bublé (Feeling good) e Beyoncé (Fifty shades of grey), per la coreografia di Edoardo De Bernardis. Ad accompagnarla l'affetto e l'ironia di papà Roberto («Questo sport è molto costoso e poco mediatico, per cui a me spetta il compito di sponsor...») e mamma Laura («Sono la sua memoria, perché non può ricordarsi tutto quello che ha fatto, era troppo piccola quando ha cominciato...»).
Lucrezia, partiamo appunto da qui: quanti anni aveva?
«Appena 3. Vidi in pista mia cugina Nicole, faceva pattinaggio a rotelle. Ma i miei piedini erano troppo piccoli per quei pattini... Invece quelli con le lame erano giusti per me. I miei genitori avevano comprato una casa ad Auronzo, lì c'era una maestra. Erano previsti dei giochi, tipo raggiungere il centro della pista per raccogliere dei ghiaccetti da riportare a mamma e papà, attività lunghe al massimo venti minuti perché di solito i bambini non reggono di più. Invece arrivava la sera e non volevo saperne di smettere. Così, per la quarta e la quinta elementare, mi sono trasferita in Cadore, mentre i miei andavano su e giù».
Subito vicecampionessa italiana il primo anno, già campionessa il secondo. Solo un gioco?
«No, sono sempre stata molto competitiva. Non mi è capitato molte volte di perdere, ma ogni volta sono ripartita, più determinata di prima. Per questo, dopo aver conosciuto Ludmila Mladenova che è tuttora la mia allenatrice, l'ho seguita prima all'Ice Club Merano e poi all'Ice Skate Academy 2001 Team di Padova, per cui sono tesserata».
Impossibile citare tutti i titoli a livello junior. Da senior ha già ottenuto due ori all'Edu Sport Trophy di Bucarest e al Triglav di Jesenice, nonché un bronzo all'Open di Sarajevo. L'emozione più grande?
«Penso di non essere mai stata così felice nella mia vita come, nel 2017, dopo il terzo posto agli Europei giovanili di Erzurum».
La città turca che si è ritirata dalla corsa per le Olimpiadi Invernali 2026: contenta che forse potrebbe gareggiare nella sua terra, se vincesse la candidatura di Milano-Cortina?
«Otto anni sono un periodo lungo, in uno sport come il mio. Per ora punto a prendere parte a Pechino 2022, ma per questo devo allenarmi tanto».
Quanto?
«Sei ore al giorno, da lunedì al sabato: pattinaggio, danza, ginnastica, trampolino, pilates. Alla domenica no, solo un'ora di corsa. È molto dura, sia fisicamente che psicologicamente, ma la mia disciplina richiede un esercizio costante: basta saltare un allenamento per perdere la coordinazione e non tenere pochi minuti di salti continui».
E la scuola?
«Ero iscritta al liceo scientifico sportivo, ma a metà del terzo anno avevo già accumulato 215 ore di assenze. Così mi sono spostata al liceo delle scienze umane, in un istituto privato dove posso seguire un orario compatibile con le gare. Ora sono in quarta e mi trovo bene. Ho tanti amici, soprattutto fuori dalle competizioni, dove i rapporti sono più sinceri. Qualche sabato sera riesco pure ad uscire anche loro, anche se poi chiedo alla mamma di venirmi a prendere perché sono troppo stanca per fare tardi...».
Come immagina il suo futuro?
«Mi piacerebbe che fosse nel pattinaggio, prima come atleta in un gruppo sportivo militare e poi come giudice. O magari torno a fare la modella, ho sfilato per cinque stagioni al Pitti Bimbo, grazie alla mia insegnante di danza Silvia Funes. Ma il mio sogno nel cassetto è di recitare in un film».
Il suo idolo?
«Beh, ovviamente Carolina. Ci siamo incontrate ai Campionati italiani del 2017, lei la più grande e io la più piccola, lei prima e io quinta. È passata in spogliatoio e mi ha detto: in bocca al lupo. Un'emozione indimenticabile».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ultimo aggiornamento: 10:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci