Sciare sulle Dolomiti: sfida a Bolzano il progetto verde no auto sui passi

Venerdì 7 Dicembre 2018 di Damiano Tormen
Sciare sulle Dolomiti: sfida a Bolzano il progetto verde no auto sui passi
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BELLUNO - Si chiama Dolomiti no car, ma potrebbe tranquillamente chiamarsi Atlante, perché si porta sulle spalle il peso di tutta la montagna veneta e del suo rilancio. È destinato a diventare il carosello sciistico più grande al mondo (o quasi), un'opera da 64 milioni di euro sull'asse Cortina-Civetta-Arabba. E porterà in alto lo sviluppo economico e turistico del Bellunese. Del resto, è proprio questo il compito degli impianti di risalita: portare in alto. L'idea, intanto, vola già altissima. Con sguardo sui Mondiali di sci 2021 e con il sogno Olimpiadi invernali 2026.

Possibile? Per Regione Veneto e impiantisti, sì. Anzi, assolutamente sì. Dopotutto bastano 6 o 7 impianti di risalita, nei punti giusti. Il resto c'è già. Il risultato sarebbe quello di unire Cortina al comprensorio del Civetta e ad Arabba. Ne uscirebbe un collegamento di chilometri e chilometri da fare comodamente sci ai piedi, senza bisogno di muovere l'auto. Un collegamento che andrebbe bene anche d'estate, perché sarebbe l'alternativa alla mobilità su strada. Il modo più semplice e naturale per rendere le montagne permeabili da una valle all'altra, anziché barriere invalicabili. «È un progetto su cui stiamo ragionando da un po' di tempo, insieme agli impiantisti - premette l'assessore regionale al turismo, Federico Caner -. Oggigiorno se non offri qualcosa di particolare in merito ai collegamento tra grandi aree, non hai futuro. Noi vogliamo portare avanti questo progetto per due motivi: per dare vita ad una delle aree sciabili più grandi al mondo e uniche a livello planetario; già Austria e Francia stanno collegando tra loro i principali comprensori sciistici e noi non vogliamo certo rimanere indietro. Ma c'è anche un ragionamento legato alla sostenibilità ambientale (e il nome Dolomiti no car la dice lunga). La riduzione del traffico sulle strade dolomitiche e sui passi è la sfida. Possiamo vincerla solo se creiamo una mobilità alternativa». 

L'IDEATORE Ne è convinto anche Mario Vascellari, noto imprenditore degli impianti a fune e tra i promotori del progetto Dolomiti no car. «Il collegamento Cortina-Civetta e Cortina-Arabba è una soluzione ecosostenibile per il nostro territorio. Senza contare che è un progetto strepitoso: creare un enorme comprensorio sciistico, inserito in una zona unica al mondo come quella delle Dolomiti bellunesi». Per permetter agli sciatori di indossare gli scarponi a Cortina e scendere sulle piste del Civetta, prima di pranzare in un rifugio di Arabba, bastano «6 o 7 impianti nuovi» dice Vascellari. «Uno è già autorizzato, è il collegamento da Pocol alle Cinque Torri. Poi per salire al Giau-Fedare c'è già tutto. Basterebbe raggiungere Selva di Cadore e salire a Cima Fertazza per essere collegati con il Civetta. Dalle Cinque Torri servirebbe un altro collegamento verso il Col Gallina e il Lagazuoi, con un impianto parallelo alla strada del Falzarego per arrivare fino a Campolongo. Un'iniziativa temeraria? Non direi proprio: ci serviamo di un business model conosciuto e che funziona, che è quello del Dolomiti Super Ski». «La visione è assolutamente attuale e futuristica: va incontro alle esigenze del mercato dello sci - conferma Renzo Minella, presidente Anef veneto -. Anche perché si creerebbe un sistema di mobilità sostenibile». 
LE TEMPISTICHE Per Vascellari il cronoprogramma è già pronto: «Entro Natale si costituirà una società di progettazione con i vari impiantisti interessati. Poi verrà predisposto lo studio di fattibilità, assieme al business plan. Il tutto sarà sottoposto al commissario di Cortina 2021. L'obiettivo è avere le opere concluse e poter utilizzare i nuovi collegamenti già per il Mondiali di sci». 

LO SGUARDO INTERNAZIONALE E i soldi? La Regione ha già detto che metterà metà dei 64 milioni richiesti. «Abbiamo già messo sul tavolo 15 milioni di euro per ammodernare impianti e piste da sci - dice Caner -. Conto molto sul Fondo Comuni di confine. E anche sui privati, che hanno compreso la portata del progetto, in grado di rilanciare la montagna nel suo complesso, con uno sguardo anche verso i vicini di Trento e Bolzano, ma anche oltralpe. Abbiamo già messo al lavoro un team che sta segnando la rotta da seguire. I pareri contrari? Dico di ragionare sul tema del turismo come modello di sviluppo ecosostenibile per la montagna».


    
Ultimo aggiornamento: 10:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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