Auto di lusso e 60 conti bancari: la vita della famiglia di Maniero

Venerdì 30 Novembre 2018 di Maurizio Dianese
Un'udienza del processo a carico di Michele Brotini, accusato di riciclaggio
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MESTRE - Avevano più conti correnti di Rockfeller, giravano in Bentley e Porsche, ma nessuno si è mai accorto di nulla a Santa Croce sull'Arno, una metropoli che non arriva a 15mila abitanti. Fatto sta che la famiglia di Felice Maniero la mamma Lucia Carrain, la sorella di Felice, Noretta e il marito Riccardo Di Cicco avevano collezionato da fine degli anni 80 in poi, oltre a fuoriserie e ville milionarie, la bellezza di 60 conti correnti nei quali affluivano tonnellate di soldi ogni anno. 

IN AULA Salta fuori anche questo dal processo in corso a Venezia a carico di Michele Brotini, un promotore finanziario accusato da Felice Maniero e dal cognato di Felice, Riccardo Di Cicco, di aver dato una mano a riciclare almeno una ventina di miliardi 10 milioni di euro provenienti dal tesoro del boss del Brenta che ammontava ad almeno 50 milioni di euro e che non è mai stato cercato. Di Cicco denunciato da Felice Maniero il quale ha così voluto vendicarsi del fatto che il cognato si era tenuto parte dei soldi - ha già chiuso il processo patteggiando una pena di 4 anni e 10 mesi, mentre Brotini ha voluto il processo vero, in aula, convinto di poter dimostrare di essere innocente. «Mi sono fatto l'idea che Di Cicco si sia appropriato dei soldi del cognato Felice e che abbia tentato di scaricare su di me le colpe perchè li ha persi» dice Brotini che pure ammette di aver incontrato una volta Felice Maniero, pur sapendo chi era, e di aver fornito una sorta di consulenza finanziaria a Di Cicco.
TRUFFA AL BOSS Ora, che Di Cicco abbia tentato almeno una volta di fregare Maniero è vero. Quando decise infatti di vendere la villa al mare per cercare di restituire una parte dei soldi al boss, sottobanco si mise d'accordo con la moglie Noretta per non dare un centesimo al bandito di Campolongo Maggiore. Dunque, non appare del tutto campata in aria l'ipotesi di Brotini, anche se è difficile da dimostrare se non altro per un fatto: Felice Maniero è uno che non si fida nemmeno della sua ombra quando ci sono di mezzo i soldi, figuriamoci se non ha controllato giorno per giorno, mese per mese, anno per anno gli investimenti fatti da Di Cicco. E dunque come è possibile che per tanto tempo Di Cicco sia riuscito a nascondergli la verità, e cioè che era lui a giocare e a perdere soldi in Borsa e non Michele Brotini? Ma questa è un'altra storia, che riguarda il processo contro Brotini. 
IL TESORO NASCOSTO Quel che invece salta fuori con evidenza è per l'ennesima volta il pressapochismo con il quale (non) sono state condotte dal 1995 in poi le indagini sul patrimonio occulto e sporco di sangue di Felice Maniero. Non ci voleva un genio per capire che la sorella Noretta doveva avere almeno una parte del malloppo Maniero dice 33 miliardi di lire eppure la sorella non è stata tenuta d'occhio e così suo marito poteva comprarsi una fuoriserie dietro l'altra dichiarando qualche decina di migliaia di lire di introiti all'anno. E invece i due navigavano in mezzo ai soldi: «Mi arrivavano tir di euro, mi arrivavano» dirà Noretta in una intercettazione. A portarli era la mamma di Felice e Noretta, Lucia Carrain che in un colpo solo, una volta, portò a Noretta 11 miliardi di lire in contanti. Di tutto questo erano state chiamate a rispondere ieri in aula sia Lucia Carrain, sia Noretta Maniero, ma entrambe hanno inviato un certificato medico che sconsigliava lunghi tragitti. Strano perchè quando si trattava di andare in Austria o in Svizzera a portare qualche miliardo di lire in contanti da versare nei conti di Felice Maniero nessuna delle due si è mai tirata indietro.


    
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