Puliscono i sentieri dagli alberi caduti, ma l'Arma ferma il Cai: «Danno erariale»

Sabato 17 Novembre 2018 di Daniele Mammani
I volontari del Cai Feltre al lavoro sul sentiero che porta ai rifugio "Giorgio Dal Piaz" sulle Vette Feltrine
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BELLUNO - La sistemazione della via di accesso al rifugio Dal Piaz bloccata dai carabinieri. Subito dopo il maltempo che si è abbattuto anche sulle montagne feltrine i volontari sono entrati in azione sotto l’egida del Cai di Feltre e hanno iniziato i lavori di riapertura della strada che porta al rifugio sulle Vette Grandi. Ma mentre l’opera proseguiva nel migliore dei modi è arrivato dai carabinieri l’ordine perentorio: «Fermatevi, state arrecando un danno ai beni dello Stato». A spiegarlo è Angelo Ennio De Simoi, presidente del Cai cittadino: «I carabinieri hanno visto sui social che siamo intervenuti tagliando le piante cadute che ostruivano la strada e ci hanno intimato di fermarci perché gli alberi sono di proprietà del Demanio e quindi stavamo procurando un danno. Il danno vero, però, è per l’economia dell’intera provincia di Belluno e del Veneto. Se non riapriamo le vie di accesso alle montagne gli escursionisti sceglieranno altri posti il prossimo anno». 
LA LEGGE
Non vi sono dubbi che a dettar le regole sia il proprietario del terreno e anche in questo caso è così. De Simoi però affronta l’argomento e i suoi aspetti: «I proprietari dei terreni in quota sono tre: i Comuni, le Regole e il Demanio. Per i primi due non credo ci siano grossi problemi per la riapertura dei sentieri, per il Demanio pare proprio di sì e ha giurisdizione su gran parte della provincia di Belluno. Feltre è stata la prima a intervenire ed è stata bloccata, questo significa che le altre sezioni che inizieranno i lavori nella prossima estate non potranno farlo. Mettersi attorno a un tavolo è molto difficile, ci abbiamo provato con il Parco, l’Unione montana e il Comune di Sovramonte, ma dell’Utb (Ufficio territoriale per la biodiversità), che è proprietario della strada e invitato ufficialmente la tavolo, non si è presentato nessuno».
L’ATTESA
Per i numerosi volontari che sono intervenuti, oltre che da Feltre, anche da Treviso, Conegliano, Montebelluna, Padova e Venezia rimane l’attesa. «I carabinieri - racconta De Simoi - mi hanno chiesto di fermare i lavori fino a che verranno valutati gli eventuali danni. Nessun problema, ma fino a quando? Purtroppo nessuno dice nulla e non ci sono precisi tempi di intervento. Questo aggiunge alla possibile e più che probabile ricaduta turistica, la perdita di numerose forze nuove per il Cai. Molti sono stati i giovani ad arrivare a Feltre per aiutare e ora si trovano demotivati perché anche in montagna hanno incontrato quella burocrazia che, per chi ama i monti, deve rimanere in città». Il presidente De Simoi chiude: «Lo spopolamento della montagna non avviene per una catastrofe, ma per piccole e insignificanti cose messe assieme. La montagna vive grazie a un insieme di anelli legati fra loro: romperne uno, come in questi caso, significa ucciderla».
 
Ultimo aggiornamento: 18 Novembre, 10:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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