«Noi, famiglia di due mamme, così cresceremo nostra figlia»

Giovedì 8 Novembre 2018 di Lino Lava
«Noi, famiglia di due mamme, così cresceremo nostra figlia»
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PADOVA - «Ottenere il riconoscimento ufficiale, con doppia maternità, era una esigenza primaria per noi, come per qualsiasi altra coppia di genitori, dettata ovviamente dalla necessità di tutelare al massimo nostra figlia, qualora accadesse qualcosa di grave ad una di noi». A parlare sono le mamme di Elena, la bimba nata ad agosto all'ospedale di Padova e che ha il cognome di entrambe le madri. Uno dei primi casi in Italia di bimbi che risultano fin dalla nascita figli di due madri. Incontriamo le mamme di Elena, due professioniste, nello studio dell'avvocato Martina Botton. Voi non sapete chi è il padre di Elena, perché la gravidanza è avvenuta in seguito ad una inseminazione eterologa fatta all'estero, con un donatore sconosciuto. Può apparire una scelta non facile. 
«Noi siamo una coppia che convive da più di 16 anni, una famiglia che crede nell'amore, con la A maiuscola, nell'onestà e nel rispetto e questi sono i valori che desideriamo trasmettere a nostra figlia. Pensiamo che una bambina che vive in un ambiente familiare sereno e amorevole possa crescere in modo equilibrato».

Certo, sarà una bambina che vivrà in un ambiente familiare sereno. Ma un ambiente con due madri.
«Ci faremo certamente aiutare anche da una psicologa per farci suggerire la modalità migliore per spiegare a nostra figlia l'assenza del padre. Cosa tra l'altro molto frequente anche in coppie eterosessuali. Vogliamo darle gli strumenti per affrontare una società ancora purtroppo troppo discriminante nei confronti delle diversità, anche quando queste diversità non ledono in nessun modo il benessere altrui».
I vostri legali, gli avvocati Martina Botton e Dajana Minelle, hanno bussato inutilmente per mesi alle porte di cinque uffici di Stato Civile del Veneto per ottenere il riconoscimento di genitorialità di due madri.
«Siamo state molto deluse da alcuni Comuni che non si sono neppure degnati di rispondere».
È vero che un sindaco e il funzionario dell'ufficio di Stato Civile di un Comune si sono fatti vivi di nascosto per dirvi che avrebbero accolto la vostra richiesta, ma il caso non doveva essere portato a conoscenza della Giunta per motivi politici?
«Purtroppo è vero. Invece il Comune di Padova ci ha accolte con estrema professionalità ed umanità, riscontrata in tutto il personale dell'ufficio e in particolare nella persona della dottoressa Marina Caliaro, responsabile del Servizio di Stato Civile».
Avete superato un momento difficile.
«Non capivamo perché, per poter tutelare il proprio figlio, si dovesse puntare sulla fortuna di trovare, come nel nostro caso, del personale tecnico illuminato e preparato come quello del comune di Padova, essendoci una normativa che dovrebbe tutelare tutti i bambini». 
È stata una lunga attesa?
«Confessiamo di aver temuto fino alla fine che qualche influenza politica potesse interferire con il riconoscimento della doppia maternità. Non appena è arrivato a casa il codice fiscale di nostra figlia abbiamo tirato un sospiro di sollievo e non finiremo mai di ringraziare il comune di Padova e l' avvocato Martina Botton che ha lottato insieme a noi con determinazione e forte compartecipazione».
Avvocato Botton, lei sostiene di aver usato solo strumenti legislativi. E nell'istanza citava anche sentenze della Corte di Cassazione.
«Io mi sono occupata di questa vicenda quale avvocato e ho ovviamente affrontato la questione utilizzando la legislazione e la giurisprudenza italiana ed europea.

La mia opinione personale, come quella della collega Minelle, in merito non conta: certo è che l'orientamento che si sta chiaramente consolidando prevede che il riconoscimento della genitorialità non sia più legato strettamente alla natura, ma alla responsabilità che l'individuo esprime rispetto al rapporto di filiazione. Inoltre, il diritto non solo alla vita privata, ma anche alla vita familiare, senza discriminazioni rispetto alle unioni delle persone dello stesso sesso, è stato riconosciuto dalla Corte di Cassazione, come lo è stato l'interesse del minore ad avere entrambi i genitori, seppure dello stesso sesso».

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