Addio a Giovanni Migliorini, il deputato degli operai

Mercoledì 10 Ottobre 2018
Giovanni Migliorini
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PORDENONE - Una vita all'insegna dell'impegno a favore di chi sta peggio. Prima, da giovanissimo come staffetta partigiana, nella lotta per restituire libertà e democrazia. Poi da operaio-delegato sindacale, fino al suo impegno come responsabile della Camera del Lavoro di Pordenone. Ma la difesa del lavoro e dei diritti è stata anche la sua stella polare nell'impegno politico: da consigliere comunale e provinciale a parlamentare. Giovanni Migliorini era questo. Se n'è andato - malato da anni, è morto ieri mattina all'ospedale di Pordenone dove si trovava da qualche giorno - all'età di 90 anni. È stato uno dei protagonisti della vita sindacale e politica pordenonese per buona parte del secolo scorso.
 
IL PERCORSOGiovanni Migliorini, quindicenne staffetta partigiana, inizia il suo impegno politico nella lotta di Liberazione: per questo nel 2016 in Prefettura è stato insignito della Medaglia della Liberazione consegnata dal prefetto Maria Rosaria Laganà. È in quegli anni difficili per il Paese che si iscrive al Partito comunista, la sua prima tessera è del 1945. Il suo impegno per la pace proseguirà, agli inizi degli anni 50, anche conto le grandi manovre militari in Friuli previste dal Patto Atlantico: battaglia che - eravamo all'inizio della guerra fredda - gli costerà 26 mesi di carcere militare. Immediatamente dopo la guerra andrà a lavorare al Cotonificio Veneziano, la sua mansione sarà quella di carica-telai. Poco dopo diventa delegato sindacale degli operai (e delle operaie) tessili. Sono gli anni in cui Migliorini parteciperà alle vicende e alle lotte della Torre operaia attorno alla Casa del Popolo. Comunista, ma attento al rapporto con i cattolici. Tanto che riuscì a fare benedire la bandiera rossa della Casa del popolo da don Giuseppe Lozer. È l'inizio di un lungo percorso di impegno sindacale che lo porterà ai vertici della Camera del Lavoro che guiderà dal 1958 al 1975. Nel 1966 diventerà segretario regionale della Cgil. Nel 1964 è eletto per la prima volta in Consiglio comunale. Siederà poi anche sui banchi dell'allora Consiglio provinciale di Udine e sarà uno dei protagonisti della conquista dell'autonomia amministrativa che portò alla nascita della Provincia. Sono gli anni in cui conosce Pier Paolo Pasolini che «ritiene - come ebbe modo di sottolineare - l'unico intellettuale in grado di valorizzare la cultura e la civiltà friulana». Viene eletto deputato nel 1976. Parlamentare per due legislature (una sarà breve) fino al 1983. Nella sua attività politica nazionale si distingue per l'impegno sul fronte del lavoro e per la battaglia in difesa dell'autonomia del Friuli Venezia Giulia. È proprio durante la sua attività di parlamentare, condotta sempre in prima linea anche nel territorio, che si tengono due visite storiche per la città e la provincia: nel 1982 Enrico Berlinguer visiterà la Zanussi e parteciperà ad alcune assemblee degli operai. E l'anno successivo nello stabilimento di Porcia arriverà il presidente della Repubblica Sandro Pertini. «Sempre fortissimo il suo rapporto con i lavoratori, ha coltivato un vivaio di dirigenti sia nel sindacato che nel partito», ricorda oggi l'ex senatore Lodovico Sonego. Terminata l'esperienza parlamentare tornò alla sua antica passione, il sindacato. Nel 1986 diventa segretario del sindacato dei pensionati Cgil.
IL VOLONTARIATOMolte sono poi le attività, negli anni successivi e finché la salute glielo ha consentito, nel mondo del volontariato e del sociale. Nel suo quartiere di Villanova è tra i fondatori del Centro sociale per gli anziani del quale si occuperà fino ad anni recenti. Nei mesi scorsi Migliorini, suo malgrado, era finito al centro delle cronache per la vicenda legata al taglio dei vitalizi dei parlamentari: proprio lui (ormai malato e novantenne) risultò essere il più penalizzati in Italia tra i vecchi parlamentari. Migliorani lascia la moglie Amalia Gregoris (conosciuta quando lei aveva 15 anni durante il suo impegno sindacale alla filanda di Spilimbergo) e i figli Rossana, Giancarlo (già direttore generale del Pordenone Calcio) e Angelo con le loro famiglie e i sei nipoti ai quai era legatissimo. Una cerimonia funebre con rito civile è prevista per giovedì, alle 16, alla Funeral home Prosdocimo di Pordenone. «Sarà un momento all'insegna dei valori della semplicità e della sobrietà, come lui voleva e come ci ha sempre insegnato», ricorda tra le lacrime il figlio Giancarlo.
Davide Lisetto
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