Eroina, è una strage: 16 morti. Mercato in mano ad africani e albanesi

Mercoledì 10 Ottobre 2018 di Davide Tamiello
Eroina sequestrata a Marghera: 42 chili
1
MESTRE Non è finita. La lotta all'eroina continua a essere un punto fermo per le forze dell'ordine e del governo, e non è un caso. Il problema è reale e Vittorio Zappalorto, prefetto di Venezia, con i vertici di polizia, carabinieri e finanza, è stato chiaro: combattere lo spaccio è una priorità assoluta. Per questo sono stati disposti dei servizi ad hoc in tutte le zone più a rischio, dal rione Piave a Marghera. «Da più di due mesi - ha spiegato ieri, durante la presentazione dei nuovi ufficiali, il comandante provinciale dei carabinieri Claudio Lunardo - predisponiamo servizi appositi, con quindici uomini dedicati a pattuglie antidroga e antispaccio. Il mercato della droga non è stato sconfitto, è un problema reale. Per questo proseguiamo senza sosta nel contrasto sia con attività di prevenzione, sia con attività investigative. Indagini preziose di cui presto, mi auguro, potremo raccogliere i risultati». La striscia dei decessi, intanto, si allunga. Il numero ufficiale, stando ai carabinieri, è salito a 16 in un anno e mezzo. Dieci nel 2017, 6 nel 2018. Dall'aprile del 2017, quando esplose il caso dell'eroina gialla in città, è stato un boom continuo. Poi, per alcuni mesi, la quiete. Fino agli ultimi due decessi di questa settimana.

MERCATO VIVO Prima era la banda dei nigeriani ad avere il monopolio del mercato. Poi, dopo l'operazione del 10 luglio, la vendita si è frammentata. Da Mestre a Marghera, dall'area del rione Piave alle zone tra via Fratelli Bandiera e via Ulloa: un esercito di altri piccoli pusher hanno preso possesso della zona. I nigeriani ora sono una minoranza, prevalgono i maghrebini (tunisini e marocchini) ma si starebbe inserendo a forza nel mercato anche un nuovo gruppo, quello degli albanesi, ritenuti finora a un livello più alto dei venditori da strada.
 
Loro, storicamente, erano l'anello di congiunzione tra fornitori e spacciatori.
Una sorta di quadro, nella catena dello spaccio. L'affare Mestre, però, evidentemente fa gola e qualcuno avrebbe pensato di entrare in campo mettendosi in proprio. Questo ha diversificato l'offerta, ma ha anche fatto sì che la città continui a essere il punto di riferimento dei tossicodipendenti di tutta la regione. I morti, infatti, non sono tutti mestrini. Comprano la droga qui, in stazione, ma provengono dal Trevigiano, dal Vicentino, dal Trentino, da Udine, come l'ultima giovanissima vittima di qualche giorno fa, la 16enne Alice Bros. GLI ARRESTI I carabinieri, solo nell'ultimo mese, hanno messo a segno sei arresti per spaccio. Soprattutto cocaina ed eroina. L'ultimo risale a lunedì sera, quando gli uomini del nucleo operativo radiomobile hanno preso a Marghera un tunisino di 23 anni, Kalile Borhen, scoperto a spacciare eroina vicino a un bar di via Trieste. Addosso aveva otto grammi di eroina purissima in sasso (quindi ancora da tagliare e che sarebbe arrivata a confezionare in dosi il triplo della quantità rinvenuta), oltre a 120 euro in contanti, secondo gli investigatori provento dell'attività di spaccio, e un bilancino di precisione. Il kit del pusher che ha tolto qualunque dubbio ai militari diretti dal neo comandante del nucleo operativo radiomobile mestrino, Lucilla Esposito. In passato il 23enne era stato arrestato a Padova (non molto tempo fa, lo scorso dicembre) con oltre mezzo chilo di eroina. Proprio alla luce di questi precedenti è stato trasferito in carcere. «Continuiamo ad arrestarli - ha concluso Lunardo - molti di questi spacciatori vengono presi due o tre volte. Noi non ci fermiamo e continueremo a rendere loro la vita difficile».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci