Def, Di Maio e Salvini: «Cambiare sarebbe tradire i cittadini»

Martedì 9 Ottobre 2018
Def, Di Maio e Salvini: «Cambiare sarebbe tradire i cittadini»
In gioco ci sono i fondamentali del governo M5s-Lega, la tenuta della maggioranza e anche il brand del «cambiamento» che rischia di appannarsi. In gioco c'è la vita stessa del governo. Perciò alle 21 del martedì più difficile dalla nascita del governo, Luigi Di Maio e Matteo Salvini decidono di scendere in piazza. Insieme. Camicia bianca il leader M5s, polo blu con la scritta 'Marinà il «capitano» della Lega. A dire che la manovra non si cambia. È questo il messaggio che deve passare, prima di tutto. Prima di raggiungere al primo piano di Palazzo Chigi Giuseppe Conte, Giovanni Tria e Giancarlo Giorgetti. Per decidere insieme cosa fare per non essere travolti. Come cambiare senza cambiare. Poche ore prima, a rompere per la prima volta il fronte della fermezza 'senza se e senza mà era stato lo stesso Salvini, da Lione: «Se lo spread salirà, non staremo fermi».

Poche parole, unite all'apertura di Paolo Savona a modifiche alla manovra e ai toni un pò più dialoganti verso l'Europa di Di Maio, oltre che del premier e del ministro dell'Economia. Salvini rilancia l'idea dei sottosegretari Massimo Garavaglia e Armando Siri di chiedere «una mano» agli italiani facendo loro comprare i Cir, Conti individuali di risparmio, con agevolazioni fiscali per investire in titoli di Stato. Potrebbero essere inseriti già nel decreto fiscale, ma il provvedimento viene fatto slittare da Di Maio, anche per le divisioni nel Movimento sul condono fiscale. L'altra ipotesi sul tavolo, quando in mattinata Conte convoca i suoi vicepremier e il titolare di via XX Settembre a Palazzo Chigi per un vertice notturno, è modulare le misure in manovra in modo che si riduca l'impatto sui conti pubblici: restano i titoli, si rimpiccioliscono gli interventi.

Ma con il passare delle ore, mentre lo spread sale e si sommano le bocciature di Bankitalia, Corte dei Conti e infine dell'Ufficio parlamentare di bilancio che dovrebbe validare il Def, cresce il timore - trasferito ai rispettivi leader - tra i parlamentari di M5s e Lega. Cedere adesso, rischia di sembrare una resa. La carta della battaglia contro le istituzioni finanziarie e l'Ue resta la più spendibile nella prossima campagna per le europee. Lo dimostrano i sondaggi ovunque in crescita per la Lega. Aggredire la legge Fornero, mentre la Banca d'Italia intima di fermarsi, è «un dovere», dice Salvini. Ecco dunque la scelta: non mostrare cedimenti. I due vicepremier la prendono insieme, facendo un punto della giornata quando si ritrovano insieme a Palazzo Chigi. Due minuti e sono giù, in piazza, per dirlo a favore di telecamera che «quelli che sono stati in silenzio per anni» provano a «indicare la strada del ritorno al passato che ha portato al disastro». Il Paese crescerà «anche oltre il 2%», scommette Salvini. Mentre in sottofondo riparte la grancassa dei Cinque stelle, suonata da oltreoceano da Alessandro Di Battista, della battaglia ai burocrati: lo stallo su una nomina al Gse fa minacciare nuove epurazioni al ministero dell'Economia. Non tralasciando le responsabilità di cui incolpa Bankitalia.

Avanti tutta, nonostante le bocciature.
Non ci si ferma neanche davanti a una possibile procedura d'infrazione Ue. Solo un fattore preoccupa davvero e può indurre alla fine a cambiare marcia: il crollo dei mercati, l'impennata dello spread. Nonostante Di Maio assicuri che i mercati «vogliono bene» ai gialloverdi, i ministri Salvini e Paolo Savona per la prima volta riconoscono che a loro una risposta va data. Conte promette di «rafforzare» la manovra con un grande piano di investimenti che discuterà con le partecipate. Ma rischia di non bastare: questo è il vero dossier sul tavolo del vertice notturno a Palazzo Chigi.
Ultimo aggiornamento: 10 Ottobre, 00:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA