«Finì tutto nell'oblio. Perché quello del Vajont fu un genocidio dei poveri, come ha scritto Tina Merlin». Lo ha detto all'ANSA, lo scrittore Mauro Corona, in occasione del 55/o anniversario del Disastro del Vajont, che causò quasi duemila vittime in seguito alla frana che si staccò dalla montagna, provocando un'enorme ondata che scavalcò la diga. «Grazie a Paolini e al suo spettacolo, dopo decenni di silenzio, la storia venne riscoperta», ha aggiunto Corona. «Da lì venne l'idea di andare a vedere la morte. Solo che le visite le faceva la gente normale, che aveva saputo di quest'immane tragedia, non certo i politici». «Lo Stato fu condannato, con sentenza penale, dal Tribunale, assieme al'Enel e alla Sade», ha ricordato l'artista friulano.
«Noi dopo 55 anni, a Erto, non abbiamo mai visto un presidente della Repubblica. L'ho detto in faccia all'emerito Napolitano e non ho paura di prendermi il vilipendio al capo dello Stato: di quale Stato? Quello inesistente. Il comunista Napolitano, che l'ho sempre votato, è andato a rendere doveroso omaggio ai terremotati del Friuli, a Redipuglia, a Lampedusa, è andato dappertutto, perché non è venuto a Erto?». «Vorrei che quest'anno, per il 55/o anniversario - ha concluso Corona - venisse finalmente un rappresentante dello Stato: che sia Salvini, che sia Di Maio, che sia chiunque, vorrei che venissero a chiederci scusa, visto che lo Stato è stato condannato penalmente».
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