Il Dap ha disposto, a quanto si apprende, il 41 bis -cioè il regime di carcere duro- per Massimo Carminati, l'uomo chiave dell'inchiesta Mafia Capitale. Il 41 bis è stato disposto come conseguenza della sentenza di secondo grado che ha riconosciuto l'aggravante mafiosa per gli imputati principali.
La forza d'intimidazione e il curriculum criminale trasformati in un «brand» da sfruttare per incutere timore. È con queste parole che la Procura di Roma aveva chiesto che al boss del Mondo di mezzo, Massimo Carminati, venisse applicato, di nuovo, il regime di carcere duro.
Ultimo aggiornamento: 21:04
© RIPRODUZIONE RISERVATA La forza d'intimidazione e il curriculum criminale trasformati in un «brand» da sfruttare per incutere timore. È con queste parole che la Procura di Roma aveva chiesto che al boss del Mondo di mezzo, Massimo Carminati, venisse applicato, di nuovo, il regime di carcere duro.
La richiesta, firmata dal pm Luca Tescaroli, era stata avanzata dopo la sentenza d'appello che ha ribaltato le sorti del maxiprocesso a carico dell'ex Nar e dei suoi sodali. Per i giudici di secondo grado, l'associazione capeggiata dal ras delle coop Salvatore Buzzi e dal Nero Carminati - condannato a 14 anni e 6 mesi - sarebbe di tipo mafioso. Nel chiedere l'applicazione del regime di 41 bis, la Procura ha ripercorso il rre il passato criminale dell'ex Nar: i trascorsi nella Banda della Magliana, le estorsioni, il furto nel caveau di piazzale Clodio. Esperienze che gli avrebbero permesso di diventare il leader indiscusso del gruppo criminale: avrebbe impartito direttive, reclutato imprenditori, mantenuto rapporti sia con gli esponenti della criminalità che con quelli della politica, posizionandosi in quel Mondo di mezzo, appunto, dove i piani alti della pubblica amministrazione potevano intrecciarsi con la strada.