Bimbo schiacciato dal muletto, la denuncia: «Le chiavi sul mezzo, follia»

Venerdì 21 Settembre 2018
Bimbo schiacciato dal muletto, la denuncia: «Le chiavi sul mezzo, follia»
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VENEZIA «Non era la prima volta che dei ragazzini entravano nel cantiere per azionare i muletti, quando gli operai finivano di lavorare e non c'era nessuno. Mio figlio lì non c'era mai stato, Cristiano forse una volta, ma altri giovani sì. Era accessibile, nonostante sia tra i più grandi del Veneto e serva la massima sicurezza. Lasciare le chiavi sul muletto, dove i ragazzi le hanno trovate, è una follia. Quello che è successo non deve mai più capitare».

LA TRAGEDIA Entrano per gioco nel cantiere: ragazzo di 13 anni muore schiacciato dal muletto

E' lo sfogo di un padre, anzi, di un patrigno, come si è definito il compagno della madre di Cristiano Lucchini, il 13enne che ha perso la vita domenica sera nel cantiere Boscolo Bielo, schiacciato da un macchinario che aveva acceso per giocarci sopra. La famiglia del giovane ha nominato un legale per seguire i risvolti penali della vicenda.

 


IL DRAMMA, LE LACRIME «Vivevo con Cristiano da quando aveva 5 anni - spiega il veneziano - sono il patrigno e con l'altro mio figlio (il 14enne con cui Lucchini era nel cantiere domenica sera, ndr) erano come fratelli, si volevano bene: sempre insieme, giocavano, si difendevano. Io e la madre di Cristiano abbiamo anche una bambina, eravamo una famiglia allargata, per così dire. Stavamo bene, c'erano tante cose belle, e adesso tutto questo non c'è più».

L'uomo non riesce a trattenere le lacrime al pensiero dell'accaduto, davanti all'ingresso del tribunale a Piazzale Roma, mentre aspetta che la sua compagna parli con il magistrato: la speranza è avere il via libera per celebrare il funerale domani mattina. «È una mamma distrutta - aggiunge - che non può ancora abbracciare il corpo del figlio dopo quasi una settimana, non può toccarlo, stare qualche momento con lui».

Questo perché ieri la salma del giovane era ancora a disposizione dell'autorità giudiziaria e nel pomeriggio si è svolta una seconda ispezione cadaverica. Una famiglia raccolta nel proprio dolore, che vuole onorare con la funzione religiosa il ricordo del giovane. I funerali si svolgeranno domani, alle 11, nella chiesa di San Nicolò dei Mendicoli. «Viviamo a Castello ma Cristiano frequentava la parrocchia di Santa Marta - spiega il patrigno dove vivono i nonni, per questo il funerale si svolgerà a Dorsoduro». IL RACCONTO I due ragazzini, di 13 e 14 anni, domenica pomeriggio sono entrati nel cantiere perché volevano praticare il parkour, quella disciplina che consiste nel superare gli ostacoli urbani con salti e acrobazie. «Si erano appassionati a quell'attività - spiega il patrigno - mi avevano chiesto di iscriverli in una palestra per praticarlo, pare ce ne siano a Mestre. Seguivano i video di chi lo faceva sui social. Avevano iniziato ad allenarsi per gioco, e avevo detto loro che potevano provare a Sant'Elena, in un luogo raccolto e sicuro, vicino a casa». Quel giorno invece, i ragazzini hanno deciso di provare i salti tra i mattoni accatastati e i sacchi di cemento, nel cantiere di Santa Marta. «Forse Cristiano c'era già stato una volta in quel cantiere, mio figlio no. Ma altri lo avevano già fatto, anche di azionare i muletti quando gli operai finivano di lavorare. Non deve mai più succedere». Se davvero così fosse, significa che nessuno, prima della tragedia, si è mai accorto degli accessi nel cantiere da parte di adolescenti che vogliono divertirsi tra parkour e mezzi edili che si muovono, imitando forse gli operai, giocando a sentirsi grandi. Perché un gioco doveva essere anche quello di domenica. IL PERCORSO «Domenica pomeriggio i ragazzi erano a Cannaregio - ricorda il veneziano - dai miei ex suoceri, poi si sono spostati a Santa Marta». I due adolescenti si trovavano a Madonna dell'Orto, dai nonni del 14enne, ma poi si sono portati verso Santa Marta, per raggiungere quelli del 13enne. Lì però, hanno optato per quella deviazione fatale. Sono entrati due volte nel cantiere, verso le 16 e verso le 18, per quell'adrenalina di introdursi di nascosto dove non si dovrebbe fare. Hanno scavalcato la recinzione del deposito, poi la loro attenzione è stata attirata dai muletti. Cristiano si è messo al volante mentre il fratello acquisito si trovava sulla parte anteriore del mezzo, alzato a circa due metri d'altezza. Quando il macchinario ha preso una brutta curva e ha oscillato, il 14enne è riuscito a salvarsi balzando giù, salvandosi per miracolo, mentre Cristiano non ce l'ha fatta, schiacciato dal peso del muletto che si è rovesciato. Ieri le epigrafi sono state appese a Castello e a Dorsoduro. «Amarti è stato facile, dimenticarti impossibile - il messaggio della famiglia accanto alla foto del giovane - Sarai l'angelo più bello del paradiso». Giorgia Pradolin

Ultimo aggiornamento: 14:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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