I cinesi comprano una banca veneta
Pronti 22 milioni per Banco Tre Venezie

Venerdì 14 Settembre 2018 di Maurizio Crema
La sede del Banco delle Tre Venezie a Palazzo Pisani Gaudio a Padova
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VENEZIA - Ora i cinesi sono pronti a prendersi anche una banca veneta. Il gruppo Pga sarebbe vicino a entrare nel capitale con una partecipazione rilevante del Banco delle Tre Venezie. L'operazione è in dirittura d'arrivo, l'autorizzazione per l'aumento di capitale dedicato agli investitori cinesi da oltre 22 milioni (oggi è 44 milioni) sta per essere inviata alla Banca d'Italia. Il Banco delle Tre Venezie è un piccolo istituto di credito privato con quartier generale a Padova e sedi a Verona, Vicenza, Treviso e Mestre Venezia controllato da operatori finanziari e imprenditori veneti come Carlo Sabattini (Gvs). Le trattative sono in fase di chiusura, dall'istituto veneto non arriva nessuna conferma ufficiale. Ma i segnali convergono e fonti qualificate danno per fatta l'operazione che deve però ancora ottenere il placet della Banca d'Italia e della Bce, passaggio quest'ultimo necessario perché si tratta di capitale extra Ue che dovrebbe anche subentrare al portoghese Novo Banco che deteneva il 23%.

Pga Capital è il ramo finanziario e d'investimento di Project Group Asia con base a Hong Kong che ha attività che spaziano in molti campi dall'immobiliare all'industria. Il Banco delle Tre Venezie è una delle ultime realtà finanziarie autonome rimaste nel Nordest. Operativa dal 2008, è presieduto da Francesco Cervetti, un passato come direttore generale di Cassa Venezia (dovrebbe lasciare alla fine dell'anno), ha Fabrizio Tofanelli come direttore generale. Il 2017 si è chiuso con una perdita di 364.933. Un passivo «interamente ascrivibile alle criticità del comparto rischio credito», come recita la relazione al bilancio d'esercizio 2017, dovuta all'obbligo di dover accantonare ulteriori 7,2 milioni ai fondi rettificativi su crediti. «Tale dato sconta l'effetto a cascata della crisi del sistema bancario veneto (Popolare di Vicenza e Veneto Banca)». Che si tratti di una boutique finanziaria lo dimostra il numero dei rapporti: 3.524 a fine 2017, la raccolta diretta da clientela ordinaria si è attestata complessivamente a 546,4 milioni (meno 14 milioni, pari al -2,5%).

GRANDE DINAMISMO L'entrata dei cinesi di Pga Capital nel Banco delle Tre Venezie è sicuramente da collegarsi con l'interesse per un'area di grande dinamismo imprenditoriale che già in passato ha visto la bellunese Acc, acquisita dal gruppo Wanbao e oggi alle prese con tagli alla manodopera. L'ultima conquista cinese, in ordine di tempo, è stata Permasteelisa, la multinazionale nata trevigiana che produce rivestimenti d'alta ingegneria per edifici, fondata nel 1973 dall'imprenditore Massimo Colomban e comprata un anno fa per 467 milioni di euro dal gruppo Grandland di Shenzen. Ci sono poi la Clivet di Feltre, produttrice di impianti industriali per il condizionamento, ora all'80% di Midea Group; l'ex Quarella della Valpolicella, leader mondiale nella lavorazione del marmo, diventata Qrgb dopo l'acquisizione di Rykadan Capital. Mentre nei laboratori trevigiani Euclid (alta tecnologia) i cinesi della Estun sono in minoranza. In Veneto ormai ci sono 38 imprese a controllo cinese. E molti dei 33.737 cinesi residenti nella regione sono piccoli imprenditori. Solo a Padova a fine giugno di quest'anno erano 2.351, mentre in tutta la regione raggiungevano gli 8.628. Padova, dove ha il quartier generale il Banco, è al primo posto in regione per numero assoluto degli imprenditori cinesi e al 7° in Italia (dati Camera di Commercio).

RIMESSE PER 136 MILIONI L'ufficio studi della Cgia di Mestre ha rilevato come dal 2009 le attività economiche guidate da cinesi in Italia sono aumentate addirittura del 61,5%. La nota più singolare del rapporto però arriva alla fine: «Nel 2017, l'ammontare delle somme di denaro inviate verso il Paese d'origine dagli immigrati cinesi presenti in Italia è stato di 136 milioni di euro. Nulla a che vedere con quanto era successo nel 2012, quando erano stati inviati in Cina ben 2,6 miliardi. Questo crollo può essere spiegato da un lato con la maggiore propensione degli immigrati cinesi a investire in Italia - spiegano alla Cgia - riducendo i legami con il paese d'origine, dall'altro con l'intensificazione dei controlli sulle transazioni, volti a diminuire gli utilizzi impropri di questo canale». Ora i problemi potrebbero essere finiti. I cinesi si comprano addirittura un Banco.

 
Ultimo aggiornamento: 15 Settembre, 11:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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