«L'ho picchiata ma non volevo ammazzarla, è caduta in doccia»

Venerdì 10 Agosto 2018 di Gianluca Amadori
«L'ho picchiata ma non volevo ammazzarla, è caduta in doccia»
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VENEZIA - «Non volevo uccidere Maila, è stato un incidente». Natalino Boscolo Zemello, 35 anni, ha ricostruito così, di fronte al suo difensore, la morte della moglie, avvenuta mercoledì nell'abitazione familiare di Cavarzere, episodio per il quale è stato arrestato con l'accusa di omicidio volontario con l'aggravante della crudeltà.

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«È un uomo distrutto», ha dichiarato l'avvocato Andrea Zambon, che questa mattina assisterà l'indagato di fronte al giudice per le indagini preliminari di Venezia, David Calabria, chiamato ad emettere una misura cautelare in carcere a carico dell'uomo.In un confronto avvenuto in carcere ieri pomeriggio, durato alcune ore, Natalino Boscolo Zemello  ha riferito di una lite scoppiata per incomprensioni dovute ad un rapporto che si era deteriorato e al quale la coppia non poteva sottrarsi per via della detenzione domiciliare che impediva all'uomo di andarsene. «La gelosia non c'entra», avrebbe riferito l'indagato al suo difensore, spiegandogli che nel corso del litigio ha sbattuto ripetutamente la moglie contro un muro, provocandole una copiosa perdita di sangue dal naso. Ma la donna era ancora viva, quando si è fermato: «Mi ha chiesto di accompagnarla in bagno per fare una doccia», ha riferito Natalino al suo legale. Ed è proprio in bagno che si sarebbe verificato l'epilogo fatale: l'indagato ha dichiarato che la moglie è scivolata da sola, battendo il capo con violenza sul piatto doccia e perdendo i sensi. Natalino Boscolo Zemello ha raccontato di essersi fatto prendere dal panico e di essere corso a chiedere aiuto al fratello della donna, il quale ha chiamato il 118. Secondo l'indagato, Maila non è morta subito.

Questa versione sarà, con molte probabilità, ripetuta oggi di fronte al gip, il quale è pronto ad incalzarlo con domande e richieste di precisazione, per cercare di ottenere un quadro il più preciso possibile di quanto accaduto e verificare la credibilità della sua versione, mettendola a confronto con l'esito dell'autopsia, e dunque una ricostruzione oggettiva dell'aggressione, attraverso le lesioni riscontrate sul corpo della donna. All'interrogatorio parteciperà anche il pm Stefano Buccini che, prima dell'udienza di convalida, affiderà al medico legale Antonello Cirnelli l'incarico di accertare le cause del decesso e di chiarire la dinamica.

L'APPELLO DEL GIUDICE
Dagli accertamenti effettuati dai carabinieri, è risultato che Maila Beccarello ha subito per anni, in silenzio, le botte del marito.

Della circostanza erano a conoscenza sia la madre che le amiche. Ma la vittima non ha mai sporto querela e nessun altro ha ritenuto di dover avvisare le forze dell'ordine. Il Tribunale di sorveglianza, che nel luglio del 2017 aveva disposto per lui la detenzione domiciliare per scontare una pena di un anno e otto mesi, non era a conoscenza di nulla: se fosse stato informato di questi episodi di violenza, avrebbe potuto provvedere trasferendolo in carcere e liberando la donna dal pericolo. «Non sottovalutate le minacce e le botte di cui siete vittime in famiglia e non abbiate paura a denunciarle - ha dichiarato ieri Giovanni Maria Pavarin, il presidente del Tribunale di sorveglianza di Venezia, lanciando un vero e proprio appello - Soltanto così è possibile evitare episodi gravi come quelli di Cavarzere. Perché anche persone incensurate, insospettabili, possono trasformarsi in feroci assassini».

Ultimo aggiornamento: 11 Agosto, 09:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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