«Colpi sparati ad altezza d'uomo»:
Rom in carcere: tentato omicidio

Giovedì 9 Agosto 2018 di Denis Barea
via don Sturzo a Castagnole di Paese
PAESE - Storia di corna, messe e restituite come il proverbiale pan per focaccia. Sarebbe questo il movente dell'attentato a colpi di arma da fuoco avvenuto intorno alle tre di martedì in via don Luigi Sturzo a Castagnole di Paese. Sei proiettili di cui tre arrivati dentro all'abitazione della famiglia Levak, con uno che ha attraversato il salotto dove c'erano delle persone: colpi esplosi ad altezza uomo. Per il sostituto procuratore Davide Romanelli si sarebbe trattato molto di più che di un gesto intimidatorio perché i colpi sparati contro l'abitazione della famiglia Levak potevano e forse anche volevano uccidere.

UN ATTENTATO. Un raid che secondo gli investigatori avrebbe il sapore del gesto di stampo mafioso, quasi terroristico. Questa la ragione per la quale il pm ha indagato Ivan Baricevic e Devid Vavassori, i due presunti autori dell'attacco, con l'accusa di tentato omicidio. Baricevic, trentenne nomade residente a S. Bona, è passato alle cronache come il re delle truffe, il principe delle sòle rifilate sul web, ma anche di persona, nell'ambito soprattutto del commercio delle auto di seconda mano. Vavassori, 31 anni e anche lui nomade, è il convivente della sorella e lo storico complice di Baricevic nel confezionare e mettere in atto le truffe. Sodale del cognato l'amico anche nelle vicende legate alle faide familiari che da anni vedono protagoniste alcune famiglie rom tra Paese e Treviso, con sullo sfondo storie di fidanzamenti che non s'hanno da fare e regolamenti di conti in un intreccio di guerra tra clan che mescola sentimenti e affari, sgarbi e vendette, ma anche la difesa dell'onore. E soprattutto corna, tante corna. Spesso con vicende degne del Decamerone di Boccaccio.

SPEDIZIONE PUNITIVA. La sparatoria contro la casa dei Levak a Castagnole si è scatenata tra le 3.30 e le 3.45 di martedì. Colpi avvertiti da tutti i residenti di via Sturzo ed esplosi in rapida successione. Secondo i rilievi si sarebbe trattato di almeno sei spari: cinque hanno raggiunto la casa e uno una macchina. A mettere gli investigatori sulla strada buona per identificare gli autori dell'attentato sono state le stesse vittime dell'attacco, che hanno anche lamentato come nei giorni scorsi uno di loro avrebbe ricevuto esplicite minacce su Facebook. Ma sul movente, per ora, non ci sono certezze. Neppure le spiegazioni date dai Levak sul perché di quel gesto intimidatorio sembrano convincere il pm Romanelli. Di mezzo ci sarebbero gli affari ma più probabilmente a scatenare Baricevic e Vavassori sarebbe state vicende sentimentali. Corna, per l'esattezza. Quelle di Baricevic nei confronti della moglie, che di cognome fa Levakovic, consumate con la cugina di lei. E restituite dalla consorte, che per vendicarsi avrebbe deciso di concedersi a un Levak, riprendendo la scena in un video pubblicato su Facebook. Questo allora l'intreccio che avrebbe portato all'ultimo capitolo di una faida che va avanti da lunghissimo tempo.

Uno degli episodi più eclatanti avvenne 3 anni fa, quando venne organizzato un pranzo per suggellare la storia d'amore di due giovani appartenenti alle due famiglie ma la festa della riconciliazione, dopo qualche bicchiere, divenne l'occasione per rivangare vecchie storie di rivalità e scatenare una rissa. Tanto che i carabinieri di Paese furono costretti a blindare il campo nomadi di Castagnole dove in più di qualcuno era arrivato per chiudere i conti. Affari, amori, corna e proiettili. E questa volta poteva scapparci il morto. Baricevic e Vavassori, difesi dall'avvocato Andrea Zambon, compariranno oggi davanti al gip per l'udienza di convalida, mentre gli inquirenti continuano a investigare sui fatti non escludendo il coinvolgimento di altre persone. Intanto il guanto di paraffina avrebbe dato esito negativo su Baricevic e Vavassori: «Mai stati a castagnole - avrebbero detto -. Martedì notte eravamo a casa»
 
Ultimo aggiornamento: 15:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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