Malato di cancro derubato a Venezia. «È l'ultimo viaggio, perdono il ladro»

Venerdì 20 Luglio 2018 di Tomaso Borzomì
Malato di cancro derubato a Venezia. «È l'ultimo viaggio, perdono il ladro»
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VENEZIA - Probabilmente è stato il suo ultimo viaggio. E lui, Michael Veley, sessantenne ex poliziotto dell'Oregon, malato di cancro, aveva scelto Venezia con sua moglie per regalarsi un sogno. Invece un ladro (o una ladra) ha spezzato la sua illusione, portandogli via il portafogli con documenti, carte di credito e soldi. Michael però ha reagito, come la sua forza d'animo gli ha consigliato di fare: ha presentato denuncia al posto interforze di piazza San Marco e poi ha chiesto che venisse resa pubblica una lettera. Poche righe in cui, rivolgendosi a chi lo ha derubato, ha scritto le parole più difficili: «Ti perdono». 
«So che probabilmente non leggerai questo testo e so che non te ne importerà neanche nulla - aveva scritto -. Noi siamo arrivati nella tua bellissima città il 14 luglio, alle 14. Sul vaporetto numero 1 sono diventato la tua prossima vittima. Questo è il mio ultimo viaggio con mia moglie. Sto morendo di cancro. Mi hai lasciato senza soldi e senza carte di credito. Immagina solo per un momento quello che questo causa alla tua vittima. Ho pregato per perdonare e prego per te affinché tu ti allontani da questo peccato che ferisce le persone innocenti. Ti perdono».

L'INVITO
La storia di Michael ha commosso, al punto che il sindaco Luigi Brugnaro lo vuole ospitare gratis in città. Lui nel frattempo è tornato negli Stati Uniti, via Germania, per riprendere la chemio. E da un albergo tedesco racconta la sua avventura.
«Io e mia moglie siamo giunti a Venezia in treno da Firenze - dice - avevamo deciso di trascorrere tre giorni lì e tre giorni in laguna. Appena arrivati dalla stazione ci siamo recati all'imbarcadero per comprare i biglietti e andare verso la casa presa in affitto, nemmeno il tempo di salire e il mio portafogli era sparito». 
Un colpo al cuore, la rabbia, il desiderio di pensare male a chi avesse tentato di levargli il sorriso hanno solo sfiorato la mente di Michael: «Avevo il velcro e la chiusura a strappo, ma nulla è servito a fermare il ladro, non mi sono accorto di niente. Certo, all'interno c'erano 400-450 euro, oltre alla carta di credito e la mia patente, mi ha dato fastidio e mi sono chiesto il perché ci sia il desiderio di far del male gratuito al prossimo». Poi il pensiero è stato subito rivolto alla praticità: «Una volta smontati, dato che fortunatamente mia moglie aveva il bancomat, abbiamo potuto fare un prelievo e vivere questi giorni tranquilli, sa, non avevo nessuna intenzione di farmi rovinare i ricordi di questa meravigliosa città dai ladri». 
E proprio il problema dei furti, ben noto in città, è oggetto di una riflessione da parte dell'americano: «Ho lavorato per anni in ambulanza, poi per 15 anni ho fatto il poliziotto in Oregon, prima di ammalarmi e di dover abbandonare il lavoro. Mi chiedo come sia possibile che in Italia abbiate queste leggi, che permettono di fare di tutto. Mi spiego: è ridicolo che una ladra se minorenne o incinta non possa esser portata in prigione, così si concede massima libertà a chi voglia fare qualsiasi cosa». Da lì è emersa la necessità, parola usata volutamente da Michael, di scrivere quella lettera che ha fatto il giro del mondo. 

LA PREGHIERA
La voce si fa fioca nei 20 minuti di telefonata, ogni tanto l'uomo si ferma a prendere il respiro, ma i concetti che vuole esprimere sono molto chiari: «Domenica sono andato a messa, una bella messa cantata e suonata, ho pregato Dio affinché mi aiutasse a perdonare e ho pregato per la loro redenzione, spero che decidano di vivere in maniera diversa, trovandosi un lavoro e smettendo di fare del male agli altri». 
Michael spiega come è nata la lettera: «Avevo voglia di perdonare, di lasciarmi alle spalle la rabbia, desideravo solo portare con me bei ricordi di questa città senza alcun rimpianto, così ho scritto per loro, ma era importante anche per me». 
La speranza è che dalla lotta che sta conducendo possa venirne fuori qualcosa di buono e che il ladro possa leggere la lettera: «Spero tanto che la legga e che capisca cosa significhi far del male al prossimo così, gratuitamente, perché magari si rendano conto e abbiano il tempo di cambiare e diventare persone migliori». 
Parlare di tempo non è facile per chi ha le lancette dell'orologio che pesano come macigni, ma la fede lo aiuta: «Sono cristiano e la lettera è stata per me una terapia, sono felice dei ricordi che mi ha lasciato Venezia e speriamo che questo clamore serva». La felicità di aver rivisto l'Italia a 40 anni dall'ultima volta che aveva calpestato la Penisola ha una rappresentazione chiara: «Ho alloggiato in un appartamento trovato su Airbnb a pochi passi da San Marco. Ma aver fatto un giro in gondola, essermi goduto piazza San Marco e la meravigliosa Basilica assieme alla mia bellissima moglie sono i ricordi più belli che serberò con me». Una scelta, quella di Venezia, non casuale: «Amo l'Italia, la sua cultura, l'arte e il buon cibo, per questo ho scelto di tornare qui prima di riprendere le cure, che sono riuscito a spostare. Lunedì mi attende un volo per gli Stati Uniti, per tornare a lottare».
Un'ultima battuta Michael la riserva alla gara di solidarietà che si è scatenata nei suoi confronti, a partire dal sindaco, che si è detto pronto a ospitarlo a sue spese: «Purtroppo ho un volo prenotato, ringrazio tutti, ma devo tornare. Tutto dipenderà dalla mia malattia, mi piacerebbe, chiaro, ma non so se ce la farò».
 
Ultimo aggiornamento: 21:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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