Il racket di droga e prostituzione
La "piovra nera" del clan dei nigeriani

Lunedì 2 Luglio 2018 di Davide Tamiello
VIA TRENTO Uno dei punti di Mestre in mano agli spacciatori
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MESTRE - Un’organizzazione ramificata, a gestione gerarchica su più livelli, capace di una presenza territoriale di massa, in grado di muovere capitali e quantità industriali di droga. In una parola: mafia. Una definizione pesante, che inevitabilmente evoca i peggiori ricordi e le pagine più crude della storia criminale italiana. I tentacoli della piovra nera si estendono per chilometri, raggiungono stazione, aree degradate e parchi cittadini. E fanno capo al clan della comunità nigeriana.  
DROGA E PROSTITUZIONE
I due settori principali in cui operano sono quelli classici: droga e prostituzione. Il mercato delle donne, in realtà, è servito per creare il capitale iniziale per poter intraprendere la seconda attività, anche se ultimamente un piccolo feudo delle nigeriane è tornato in auge nell’area ex Vempa. Per fidelizzare le ragazze, e convincerle a non cercare la fuga, il clan fa ricorso a riti voodoo: un cerimoniale vero e proprio che lega la giovane ai suoi padroni. Un nesso spirituale inscindibile, pena la maledizione per lei e per tutta la sua famiglia. Fino a qualche anno fa, erano i leader del mercato. Adesso gli affari si fanno con gli stupefacenti. Cocaina ed eroina, soprattutto, ma anche marijuana, venduta soprattutto nelle zone verdi: parco della Bissuola, giardini di via Piave, parco di villa Querini. 
L’ESERCITO DEI PUSHER
Tra Mestre e Marghera sono più o meno 150. Si muovono con ordine, cercando di limitare al massimo problemi o possibili contrasti. Le teste calde non mancano, come in ogni buona famiglia, ma la stragrande maggioranza cerca una convivenza tranquilla. Dialogano con i commercianti, quando possibile anche con i residenti, in modo da limitare le tensioni. Vinta, di fatto, la guerra con i tunisini, l’altra etnia che si occupa di spaccio, ora la direttiva è quella di mantenere l’ordine costituito, dribblando il più possibile retate e controlli vari delle forze dell’ordine. La concorrenza l’hanno sbaragliata grazie alla purezza della loro merce: l’eroina gialla, la super droga che ha causato 16 morti in un anno e mezzo in città, è una loro esclusiva. Tutti i campioni fatti analizzare e riconducibili a quella particolare variante dell’eroina, però, sono stati sequestrati a consumatori. I pusher sono sempre riusciti a farla franca. 
FANTASMI
Sono tantissimi, eppure sono come fantasmi. Gli spacciatori tunisini, per esempio, non avevano segreti. Di fatto vendevano droga per poterne acquistare dell’altra per loro. Venditori-consumatori che rientravano tra i soliti noti. Frequentavano il “Drop in” ed utilizzavano le strutture (e le docce) del Comune, sfruttavano le mense per i poveri, come quelle di Ca’ Letizia, alloggiavano quasi sempre in bivacchi. I nigeriani no, sono totalmente autosufficienti. E la maggior parte di loro non vive nemmeno a Mestre, viene da fuori, anche se nessuno sa precisamente dove. La voce più insistente è che l’organizzazione metta a disposizione degli alloggi, appartamenti sparsi in tutto il territorio provinciale. I nigeriani vendono, ma non consumano. Sono affaristi lucidi, e non si mescolano con la clientela. 
RICAMBIO E STIPENDIO
Quel che sorprende è il ricambio continuo. Via Trento e via Piave sono piccole, eppure le ultime operazioni di carabinieri e polizia locale hanno portato alla denuncia di persone fino a quel momento incensurate, prova di un turnover continuo e incessante della manodopera. Il fatto che non siano liberi professionisti, ognuno per sé, lo prova anche il mercato al parco Albanese, dove va alla grande la marijuana (Kuma e Luna, i cani antidroga della polizia municipale, l’anno scorso tra alberi e siepi hanno scoperto quasi 30 chili di stupefacente nascosto). «Sono stipendiati, è evidente - raccontano alcuni ragazzi che fanno parte della loro clientela - quando chiediamo loro se a quel prezzo ci possono aggiungere qualcosa, ci regalano il doppio della roba. Si va a presa, non a bilancino. È come se a loro non importasse lucrare sulla singola dose, preferiscono smaltire i carichi. Probabilmente è perché comunque portano a casa la loro diaria». 
IL MISTERO DELLE ROTTE
Il clan muove quintali di stupefacente, ma la rotta è un mistero. La pista più scontata è che i fornitori siano gli albanesi padovani, da sempre l’anello intermedio della catena, ma non è da escludere che a questo punto l’organizzazione abbia trovato un proprio canale di approvvigionamento, autonomo da altre famiglie criminali. Il punto è che finora nessuno di loro ha parlato. Nessuno, tra gli arrestati, ha fornito indicazioni utili a risalire ai vertici. Il ventre molle potrebbe essere l’ultimo enorme sequestro di eroina messo a segno qualche mese fa dalla squadra mobile. Quarantadue chili, trovati nella stanza d’albergo di un 40enne romeno residente a Madrid, all’hotel Mercure di Marghera. L’uomo ha raccontato ai magistrati che quella droga, recuperata a Venezia, era destinata al mercato spagnolo, ma la versione non sembra convincere completamente gli investigatori. E se la droga mestrina non arrivasse dall’Est, come si è sempre pensato, ma dalla rotta opposta? 
Ultimo aggiornamento: 3 Luglio, 08:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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