Il papà sconvolto: «Il mio Leo può essere morto inseguendo un ladro»

Martedì 19 Giugno 2018 di Maria Elena Pattaro
Leonardo Faggion

MEGLIADINO SAN VITALE - «Siamo distrutti e increduli. Stiamo ancora sperando che la salma che vedremo in obitorio non sia quella di nostro figlio». La morte del 18enne Leonardo Faggion, falciato sabato mattina da un treno regionale a Borgo Veneto, in località Saletto, non dà pace ai genitori del ragazzo, morto dopo aver ricevuto la notizia della bocciatura. E di fronte a una perdita che ha tolto il respiro all’intera comunità di Megliadino San Vitale, il padre si aggrappa all’ipotesi che il figlio possa essere “inciampato” sulle rotaie. «La bicicletta e il portafoglio non sono stati trovati da nessuna parte e questo mi fa pensare. – afferma – L’unica cosa certa è che è finito sotto al treno. Mi sono immaginato una situazione plausibile: magari qualcuno gli ha rubato bicicletta e portafoglio, lui ha inseguito il rapinatore lungo la ferrovia e nella corsa è finito sui binari. Potrebbe essere stato un incidente, quindi, anche se la sostanza non cambia: nessuno potrà più restituirci Leonardo».
 
Domenica pomeriggio il padre ha setacciato per un paio di chilometri i binari della linea Mantova-Monselice nella speranza di veder sbucare da uno dei cespugli la bicicletta del figlio: nera, con le ruote spesse e lisce come le mountain bike da spiaggia. E il portafoglio, che il ragazzo teneva sempre in tasca. Invece le sue ricerche non hanno dato i frutti sperati: l’unico oggetto recuperato dalla polizia ferroviaria di Legnago è il cellulare, che ha permesso agli agenti di risalire all’identità del ragazzo. Quella mattina Leonardo era uscito di casa dicendo che doveva andare in farmacia, dove stava facendo lo stage previsto dall’alternanza scuola-lavoro. La chimica era una delle materie che lo appassionavano di più e che studiava volentieri all’istituto tecnico Primo Levi di Badia Polesine (Rovigo), sede Einaudi. Aveva appena finito il quarto anno, ma avrebbe dovuto ripeterlo: la mattina stessa, infatti, aveva saputo di essere stato bocciato. Una notizia che gli avrebbe fatto crollare il mondo addosso. Ai genitori e agli amici aveva lasciato intendere che nella pagella di fine anno avrebbe avuto una, al massimo due materie sotto, invece la situazione era ben più grave. «Non ci aspettavamo la bocciatura – afferma il padre – nella pagella di metà quadrimestre aveva soltanto due insufficienze e sembrava fiducioso di riuscire a recuperarle, quindi anche noi eravamo tranquilli. Già dall’anno scorso abbiamo adottato la politica di non controllarlo troppo nei compiti, visto che ormai era un ragazzo responsabile». Sabato, non vedendolo tornare a casa all’ora di pranzo la madre Barbara si era preoccupata: nel giro di poco tempo era partito un tam-tam tra gli amici e i compagni del gruppo di musici e sbandieratori per capire dove fosse Leonardo. La tragica risposta era arrivata qualche ora più tardi, quando gli agenti della Polfer avevano bussato alla porta di casa Faggion, in via Carducci. «Il fratello Vittorio, che ha 6 anni, è tornato a casa proprio quando i poliziotti ci stavano spiegando che Leonardo era morto sotto un treno – racconta il padre con un filo di voce – e ha capito subito che era successo qualcosa di grave. Più tardi ci ha chiesto se il fratello era morto davvero o se era andato via con la fidanzata. E la sera ha dormito nella camera che hanno sempre condiviso, con una foto di Leonardo sul letto accanto al suo per sentirlo ancora vicino». Difficile per i genitori accettare che il figlio, che fra una ventina di giorni sarebbe partito per una vacanza-studio in Irlanda, si sia tolto la vita. Proprio lui che aveva tanti progetti nel cassetto: farsi la patente, prepararsi per i campionati nazionali di sbandieratori, ottenere il diploma e poi un posto di lavoro in un’azienda chimica. Progetti andati in frantumi per colpa di una tragedia a cui la famiglia non riesce ancora a trovare una spiegazione.
Maria Elena Pattaro

Ultimo aggiornamento: 08:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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