Cacciari: «La sinistra? È tutta da ripensare»

Lunedì 11 Giugno 2018 di Edoardo Pittalis
Massimo Cacciari
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«L'Italia non è ancora uscita dalla crisi Post-Muro di Berlino, da Tangentopoli. Ci sono stati tentativi: l'Ulivo, lo stesso Berlusconi, tutti falliti. Siamo a un altro di questi tentativi, ora la gente ha detto: Proviamo!. E questo è stato il voto al M5S; la Lega è altra cosa, è un partito che si è costruito nel tempo. E' inutile parlare di Seconda o Terza Repubblica, stiamo vivendo la crisi della Prima. Le Repubbliche si contano con i cambi costituzionali, nascono con i De Gaulle, e qui non si sono visti cambi e meno che meno un De Gaulle. Il Paese poteva affondare, è stato salvato con riforme drastiche, ora Destra e Sinistra sono collassati assieme. L'ultimo fallimento è stato il Nazareno: i duellanti si erano in fondo riconosciuti come consanguinei, ma non ce l'hanno fatta».
 
Ora cosa potrà accadere?
«I Cinque Stelle sono un movimento di opinione, volatile. Bisogna vedere dove atterreranno. Per la Lega è diverso, va dato atto a Salvini di grande intelligenza politica, ha capito di avere un grande spazio a destra da coprire e che Berlusconi non poteva farlo. Si è cacciato in quello spazio giocando sulla paura, sull'insicurezza, tutti sentimenti reali: il nostro è un Paese vecchio, i vecchi prendono paura per niente, anche per attraversare la strada. La percezione è diversa dalla realtà, soprattutto nelle periferie. Il Centrosinistra ha perso di vista la propria base sociale: per fottere i voti a Berlusconi ha perso i suoi voti passati a Cinque Stelle o Lega.
Massimo Cacciari, veneziano, 74 anni, filosofo, professore universitario, per oltre un decennio sindaco di Venezia, ex deputato ed eurodeputato del Pci e del Pd. È diventato uno dei più autorevoli analisti della politica.

Il Governo appena insediato durerà?
«Ha una contraddizione pazzesca al suo interno. Il voto del M5S non viene certo da destra, non possono sposare in maniera indolore le tesi lepeniste di Salvini che, però, ha le carte buone in mano: conta su un partito, su amministrazioni regionali e locali, ha la riserva di Forza Italia dove pescare. I contrasti si supereranno con crescente egemonia di Salvini il cui programma si può realizzare in parte senza spese: dalle espulsioni alla legittima difesa Gli annunci ormai in politica valgono il 50%. Il prossimo anno ci saranno le elezioni europee, fino ad allora questo Governo non avrà scossoni».

E, nel frattempo, la sinistra italiana cosa farà?
«Non c'è, è tutta da ripensare ed è improbabile un ritorno di Renzi. Dovrà fare un congresso serio, senza unanimismi fasulli: non le primarie, ma un dibattito vero; se non lo fanno sono spacciati. Serve un partito che abbia un minimo di credibilità, escano i meno colpevoli di questo deserto: Zingaretti che le sue elezioni le ha vinte, Sala sindaco di Milano, Cuperlo».

Dove il Pd ha sbagliato nella recente crisi?
«Il Pd doveva andare a vedere. Doveva mostrarsi pronto a consentire di formare un governo monocolore di minoranza al M5S e sostenerlo su programmi condivisi. Si sarebbe spaccato il centrodestra e sarebbe saltata ogni ipotesi di collaborazione Lega-Cinque Stelle. Invece, è venuto fuori un governo Salvini-Di Maio per gli errori della sinistra e anche con la collaborazione di Mattarella che se dava l'incarico a Salvini chiudeva il cerchio. Il leader leghista da solo non ce l'avrebbe mai fatta e il contratto con Di Maio spariva per sempre».

E il Veneto in tutto questo?
«Sta a guardare, come la Lombardia. Non sono coinvolte, hanno le loro maggioranze con Forza Italia, continueranno a giocare su due tavoli, terranno in piedi le giunte veneta, lombarda, ligure, quella del Friuli-Venezia Giulia. Se le cose funzionano chiederanno più autonomia, più poteri che saranno concessi. La Lega nel Veneto è un partito del popolo, in oltre un trentennio ha ereditato il tipico elettorato democristiano, soprattutto nella campagna e nei paesi. Prima era in concorrenza con Fi ora ha una prateria davanti. Ha conquistato anche settori dell'elettorato di sinistra. I veneti hanno preso batoste incredibili ma non sono cambiati. Tempo fa si vantavano che piccolo è bello, quanto siamo miracolo, viva il popolo delle partite Iva. Se gli dicevi che il facile accesso al credito copriva solo i problemi, ti ridevano dietro e continuavano ad andare nella stessa direzione. Nemmeno lo scandalo con Galan in galera ha cambiato le cose, neppure quello delle banche. Ma il centrosinistra non ha messo in campo alternative credibili e i veneti, persone di realismo, saggiano la consistenza e decidono».

Cosa sarà ora dell'immigrazione?
«Sarà narrata diversamente. Salvini farà quello che ha fatto Minniti, cercherà l'accordo con i paesi dell'altra sponda che sono spesso nel caos totale. Sarà più duro nelle procedure per l'accoglienza, ma non potrà impedire che il tragico processo continui e lo si vede già in queste ore. Il problema è affrontabile solo su scala europea. La narrazione sarà completamente diversa, basterà guardare tra qualche settimana televisioni e giornali».

Parliamo di Venezia, la sua città della quale è stato a lungo sindaco
«E' un caso a sé. È sempre stata un alter mundus come diceva Petrarca. Già in passato venivano da tutto il mondo, con la differenza che erano nobili, che arrivava Goethe, e adesso sono milioni di persone sconosciute. Si è passati da 2-3 milioni di turisti degli Anni Cinquanta ai 30 milioni di oggi. Cosa fai aumenti i costi? Ma quando rendi più caro questo bene che è Venezia, rendi ancora più difficile la residenza normale che è già difficilissima: per le persone anziane Venezia è complicata, non perché ci sono i turisti, ma perché ci sono i ponti! Un turista medio si ferma a Venezia meno di due giorni: cosa gli dici? Di farsi un giro intelligente ed evitare San Marco? Venezia è una ricchezza difficilissima da gestire, dà lavoro a tutto il Veneto. Togli Venezia, poi vedi come crolla l'economia turistica di tutta la regione! Certo va fatta una politica della residenza, ma anche questa senza illusioni. Venezia è una città carissima: la gente, e soprattutto i giovani, vogliono davvero venirci a vivere? Nella casa dove abito c'erano quattro famiglie, è rimasta la mia soltanto e io sono single. Non ci torno quasi mai. Soltanto per studiare, soprattutto se devo scrivere perché ho qui i miei libri. Vengo quasi di nascosto, praticamente in incognito».

Il bambino Massimo era come tutti i bambini: leggeva fumetti, giocava a pallone e faceva tifo per una squadra?
«Da bambino leggevo solo Topolino, sono passato rapidamente ai libri anche troppo difficili. Da 13 anni leggo soltanto libri. Quanto al calcio è vero e sono un milanista appassionato. È nato per caso: quando avevo 8 o 9 anni sono andato con i genitori a Milano per la Fiera e mio padre mi ha portato allo stadio di San Siro per una partita del Milan. Quella domenica Nordhal fece quattro o cinque gol. Come poteva un bambino non diventare tifoso del Milan?». 

L'accusano di essere presuntuoso!
«E' un difetto che conosco benissimo. Come so benissimo nel mio campo quali sono i miei limiti e quanti sono più bravi di me. In politica Napolitano, lo stesso De Mita col quale mi vedo ancora, sanno quanto poco presuntuoso sia. Il problema è che c'è stata una decadenza e allora certo posso apparire presuntuoso perché non ne posso più di sentire retoriche, demagogie, coglionate. Non è presunzione la mia, ma è pochezza disarmante degli interlocutori».
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