Zonin a caccia di un nuovo socio: «L'aumento di capitale per lo sviluppo estero»

Mercoledì 16 Maggio 2018 di Maurizio Crema
Zonin a caccia di un nuovo socio: «L'aumento di capitale per lo sviluppo estero»
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Nuovi capitali per crescere ancora all'estero e puntare anche alla quotazione in Borsa. La casa vinicola vicentina Zonin1821 sta vagliando una serie di proposte per l'ingresso di un investitore al quale riservare un aumento di capitale. Il gruppo, che nel 2017 aveva annunciato l'ambizioso progetto vinicolo «Dos Almas» in Cile e che ora potrebbe puntare anche al Sud Africa, mira a espandere e consolidare la propria presenza sui mercati esteri, nei quali si concentra l'85% del valore della produzione.

A curare l'operazione da 50-70 milioni è stata chiamata Mediobanca, advisor storico anche della Popolare di Vicenza, oggi in liquidazione. Per il nuovo socio del gruppo vinicolo si fanno i nomi di fondi internazionali come Blackrock oppure di Idea Taste of Italy (gruppo De Agostini), mentre è smentito un interessamento della 21 Investimenti di Alessandro Benetton, che ha avuto sul tavolo il dossier Zonin ma che l'avrebbe archiviata: a Treviso non vanno partecipazioni di minoranza e l'investimento sarebbe troppo elevato (si parla anche di 70 milioni). Di sicuro il soggetto interessato entrerà con una quota di minoranza nel gruppo vinicolo presieduto da Domenico Zonin (figlio maggiore di Gianni) e gestito con i fratelli e vice presidenti Francesco e Michele, con amministratore delegato Massimo Tuzzi.
 
Zonin1821 precisa nella nota ufficiale «che tale operazione non prevede alcuna cessione di quote societarie da parte della famiglia Zonin». La società oggi gestita dai tre fratelli, negli ultimi dieci anni ha fatto registrare una crescita del fatturato da 70 a 201 milioni di euro, con un bilancio 2017 che si è chiuso con un incremento del 4,2% del valore della produzione rispetto ai 193 milioni conseguiti nel 2016.

INDEBITAMENTO
In realtà la famiglia Zonin avrebbe assolutamente bisogno di una nuova iniezione di capitali, il debito sarebbe arrivato ai livelli di guardia. Il cavalier Gianni Zonin negli anni in cui era presidente della Popolare di Vicenza è riuscito a far crescere la sua azienda vinicola a colpi di acquisizioni di nuove terre comprati principalmente a debito. Che oggi sarebbe arrivato a livelli di guardia (si parla di circa 180 milioni). La famiglia ha nove possedimenti terrieri distribuiti su sette regioni italiane (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli, Toscana, Puglia, Sicilia) e a Barboursville, Virginia (Usa) per un totale di oltre 3000 ettari.

Sul gruppo poi pesa la spada di Damocle dei sequestri preventivi milionari autorizzati dal Tribunale di Vicenza a favore degli azionisti e risparmiatori danneggiati dal crac della Popolare Vicenza. I valori eventualmente sigillati non potranno comunque essere ceduti o venduti fino al termine del processo. Solo in caso di condanna potranno essere utilizzati per gli eventuali risarcimenti. Il problema di fondo, al vaglio dell'advisor Mediobanca, è assegnare una valore all'azienda che possa attrarre un azionista di minoranza (i figli vogliono restare al comando). Il nuovo investitore sarebbe chiamato a versare capitale direttamente nella società operativa a valle senza entrare in contatto con l'eventuale procedura giudiziaria. Ma è chiaro che se il Tribunale dovesse decidere per la revoca anche solo di una quota di minoranza delle holding di famiglia, il prezzo di vendita ne sarebbe influenzato. Il tribunale potrebbe per esempio contestare che il prezzo a cui è stata venduta la partecipazione, troppo basso per tutelare i diritti dei ricorrenti.
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