Una trasmissione Rai sui serial killer a Carlotto In Italia la legge non è sempre uguale per tutti

Domenica 13 Maggio 2018
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Egregio direttore,
al peggio non c'è mai fine, recita un noto proverbio. La Rai non si vuole proprio smentire. La decisione di affidare la conduzione di un nuovo programma, dedicato ai serial Killer a Massimo Carlotto, appare superare i limiti dell'umana comprensione. 

Ai dirigenti Rai, fautori di tale scelta, vorrei ricordare l'omicidio della sua fidanzata, uccisa con 59 coltellate, la sua fuga prima in Francia, poi in Spagna e Messico e la condanna finale a 18 anni di carcere. Anche la grazia concessa successivamente dal Presidente Scalfaro fu accolta con sconforto dalla famiglia della ragazza uccisa, lasciando molti dubbi sulla vicenda. Affidare, dunque, da parte della Rai, un programma sugli assassini seriali al Carlotto sembra una scelta sgangherata ed assurda, difficilmente sopportabile dai molti che, credo, non vogliono che il canone vada a finanziare simili trasmissioni.


Vittorio De Marchi 
Albignasego (Pd)


Caro lettore, 
alle sue critiche qualcuno risponderà che Massimo Carlotto è un cittadino ormai senza pendenze giudiziarie ed è un grande esperto di noir, quindi perfettamente titolato a condurre quel programma. Tutto vero. Si da però il caso che lo stesso Carlotto, prima di essere graziato e riabilitato, sia stato condannato per omicidio della sua fidanzata 24 enne. E almeno per rispetto dei familiari di questa ragazza sarebbe stato il caso di evitare di concedere a Carlotto la passerella televisiva a spese dei contribuenti. Nessuno nega al nostro celebre scrittore di condurre una vita normale, di pubblicare libri e realizzare spettacoli teatrali. Ma un po' di pudore e di sensibilità avrebbero dovuto suggerirgli di tenere a freno la sua ansia di protagonismo televisivo. 
Il rispetto dell'altrui dolore è una qualità umana che, chi come Carlotto ritiene di essere stato vittima di un'ingiustizia, dovrebbe ben conoscere. E praticare. Purtroppo così non è. Confesso che non mi sorprende più di tanto. Non voglio esprimermi sulla controversa vicenda giudiziaria che ha visto per un ventennio Carlotto come protagonista. Ma di una cosa sono certo: se il nostro scrittore fosse stato un normale cittadino e non un militante dell'estrema sinistra, non si sarebbero visti tanti appelli e tanta mobilitazione a suo favore. E probabilmente non gli avrebbero neppure affidato un programma Tv. Ma si sa: in Italia la legge non è sempre uguale per tutti.
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