«Ho perso mio marito combattendo contro la malasanità e le attese per i referti»

Mercoledì 9 Maggio 2018
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Egregio direttore,
la mia vuole essere una testimonianza sulla più profonda delle esperienze umane, la sofferenza e la morte. Espongo queste mie considerazioni nell'interesse di tutti, non sono certo fatte in un'ottica denigratoria ma come sprone al raggiungimento degli obiettivi a cui auspico nelle righe della mia missiva. La morte di mio marito è avvenuta nel reparto di pneumologia dell'ospedale civile di Pordenone. Nonostante il dolore lacerante per aver perso il compagno di una vita, l'evento mi incoraggia a rendere noto il duro percorso che abbiamo dovuto affrontare per combattere una malattia molto complessa: ma veramente senza alcuna speranza? Le mie segnalazioni vogliono denunciare la battaglia contro i tempi tecnici e quindi le diagnosi intempestive, contro la burocrazia e la logistica, e la ricerca della dignità umana. I punti in questione sarebbero davvero molti, ma per motivi di spazio, mi limito a sottolineare che abbiamo atteso ben venti giorni per completare due esami fondamentali per la diagnosi e venticinque giorni per il referto della PET, eseguita al CRO, anch'esso di importanza rilevante.

Tutta la situazione è stata aggravata da una gestione del reparto e degli spazi dedicati al ricovero nell'ospedale di Pordenone, a dir poco caotici e poco adatti allo svolgimento di un'assistenza permanente. Aggiungo che il direttore del reparto non effettuava normalmente il giro visite ai suoi pazienti, prassi alquanto sconveniente e prova della dimensione dell'approccio umano. A questo punto, sconsolatamente, posso dire che negli ospedali manca, per quella che è stata la mia esperienza, la preparazione e la sensibilizzazione dei medici e del personale, all'accompagnamento compassionevole dei malati terminali. Il malato fragile e indifeso, prima di essere un malato, è una persona e come tale va seguito fino alla fine nel rispetto della sua identità.

Ritengo doveroso ringraziare chi con professionalità e dedizione ha seguito la malattia di Francesco, in particolar modo il nostro medico di famiglia dott. Norante.


Carla Del Toso
Castelnovo del Friuli



Cara lettrice,
le sue parole intrise di dolore e di sofferenza meritano rispetto e ascolto. Avrebbe meritato anche una risposta dall'Azienda sanitaria competente. Non so perché ciò non sia avvenuto. Voglio pensare solo per una dimenticanza o per un errore. Non per una scelta. In ogni caso noi pubblichiamo la sua testimonianza. Se qualcuno vorrà replicare alle sue osservazioni, alle sue critiche o anche solo provare a dare una risposta al disagio profondo che lei ha vissuto, noi siamo qui. Come ogni giorno.
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