Aperture festive, il no della Sme: «Chi lavora dev'essere felice»

Giovedì 12 Aprile 2018 di Angela Pederiva
Aperture festive, il no della Sme: «Chi lavora dev'essere felice»
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VENEZIA -  Shopping center aperti in tutti i festivi, ma anche catene che faticano a trovare personale disponibile nel fine settimana. Il caso di Bricoman, sbarcato a Nordest con una sede a San Fior in cui solo 26 assunti su 85 sono della provincia di Treviso («Ci è parso di capire che qui non gradiscano lavorare con i turni anche di sabato e domenica»), ha riacceso il dibattito su commercio e occupazione: un equilibrio difficile, spesso. Ma non sempre, come dimostra la scelta in controtendenza di Sme, il marchio nordestino che fa riferimento alla famiglia Sartorello e che conta 9 sedi tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. In apparenza si tratta di grandi strutture come tante, con i loro 6.000-15.000 metri quadri di superficie di vendita, ma in realtà i negozi sono caratterizzati da una particolarità: orario continuato soltanto al sabato e apertura domenicale solo a novembre e dicembre. «Abbiamo 1.000 dipendenti e vogliamo che siano felici», spiega il direttore Girolamo Carrer, non a caso esponente del movimento Domenica no grazie guidato da don Enrico Torta.
Quando l'avete deciso?
«Praticamente subito. Il motivo principale era dare la possibilità ai nostri collaboratori di essere felici e sono sicuro che non lo sarebbero se dovessero lavorare in tutti i festivi e all'ora di pranzo: parliamo di persone che hanno una famiglia, per un terzo sono donne. Questa valutazione è stata poi sostenuta da una considerazione gestionale. La nostra offerta è molto assistita e molto specializzata: chi compra da noi un mobile, un elettrodomestico o un apparecchio elettronico sa di potersi riaffidare al venditore con cui si è già trovato bene e di poter contare sui servizi di assistenza e di consegna. Tenere aperti i negozi tutte le domeniche significherebbe perciò garantire un'apertura continuata di 10 ore, cioè quasi il 20% dell'orario settimanale, assicurando al tempo stesso anche la presenza degli addetti di magazzini, rifornimenti, consegne e così via, il che comporterebbe la necessità di aumentare l'organico del 15%».
E quindi?
«E quindi gli incassi del settimo giorno non coprirebbero i costi ulteriori. Ma ripeto, questo è stato un rafforzativo rispetto alla volontà di mantenere sereno il clima aziendale. Lavoro qui da quarant'anni e sono sicuro che la maggior parte dei nostri collaboratori cercherebbe di andare via, se imponessimo la turnazione su 7 giorni e magari su 12 ore. È giusto che le persone alla domenica stiano con le loro famiglie e con i loro amici, come abbiamo fatto tutti noi quando eravamo giovani, e che nella pausa pranzo vadano a prendere i figli a scuola e mangino con loro. Le vendite ai clienti si fanno lo stesso e fra l'altro non si perde niente».
In che senso?
«Con le aperture festive le quote di mercato si spostano dai piccoli ai grandi e si distribuiscono su 7 giorni anziché 6, ma nella sostanza non cambia niente».

    

Ultimo aggiornamento: 13 Aprile, 09:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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