Riconoscenza, gratitudine, affetto. L'hanno detto senza bisogno di aprir bocca, i cinquecento che ieri si sono radunati davanti alla rocca di Noale per salutare un'ultima volta Ivano Beggio. Ma accanto a questi nobili sentimenti ne è spuntato un altro, più amaro: il rimpianto per il prematuro epilogo della carriera imprenditoriale dell'uomo che ha fatto grande l'Aprilia.
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È stato Luigi Brugnaro a dire a voce alta quello che tanti pensano, a giudicare dal vigoroso applauso che ha fatto seguito alle sue parole: «Ivano ha costruito un impero - ha ricordato il sindaco metropolitano - ma poi qualcuno gliel'ha portato via». Il riferimento è «alle banche che non l'hanno certo aiutato», come aveva detto Brugnaro prima della cerimonia. In poche frasi, facendo sforzi per non cedere alla commozione, il sindaco-imprenditore ha riassunto un'intera carriera con le sue vittorie e sconfitte: «Beggio ha creato migliaia di posti di lavoro senza ricevere un euro di soldi pubblici e ha voluto salvare la Guzzi con un atto d'amore, anche se io a quei tempi gliel'avevo sconsigliato: ma lui era un uomo che inseguiva i sogni»...
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