FRIULI e VENETO - Finti rapporti di lavoro e finte nozze per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno in Italia: indagate 72 persone nel Nordest, quasi tutti cittadini nigeriani. L'operazione, “Cris”, è della squadra mobile della questura di Udine; aveva preso avvio nel 2015 ed è stata coordinata dal pm Andrea Gondolo della procura del capoluogo friulano che è competente per 9 persone delle 72 finite nei guai; per tutti gli altri indagati sono competenti diverse Procure del Nord Italia tra cui quelle di Pordenone, Venezia, Treviso, Belluno e Padova.
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Per ogni contratto 200 euro
L'indagine, si è divisa in quattro filoni. Il primo ha riguardato un imprenditore locale che avrebbe assunto 20 stranieri; questi ultimi hanno esibito dei contratti sottoscritti con la ditta riconducibile all'imprenditore per rinnovare il soggiorno o presentare una istanza nell'ambito della sanatoria del 2012. Questi contratti, però, come ha appurato la polizia di Stato, non sono stati mai concretizzati, perché sottoscritti in maniera fittizia. Per ogni contratto l'imprenditore locale avrebbe percepito 200 euro.
Colf e badanti
Una seconda parte dell'indagine ha riguardato 15 assunzioni in qualità di colf o badante; le assunzioni, in questo caso, sono state fatte da sei persone, tutte italiane; gli accertamenti della squadra mobile hanno accertato essere contratti senza alcun riscontro di reddito, di contributi, di alloggio e tantomeno di lavoro. In un caso, uno dei datori di lavoro, il giorno in cui avrebbe assunto una cittadina nigeriana, è stato portato in carcere in esecuzione di un provvedimento emesso dall'autorità giudiziaria.
Matrimoni finti
La terza parte dell'operazione ha riguardato otto matrimoni fittizi avvenuti tra cittadini nigeriani presenti irregolarmente sul territorio nazionale e donne originarie dei Paesi dell'Est Europa. In questo caso i nigeriani presentavano una istanza di rilascio di titolo a soggiornare in quanto coniugi di cittadine della Comunità Europea. Uno di questi matrimoni è avvenuto a Udine.
Le mogli non conoscevano i mariti
Gli uomini del dirigente della mobile, il dottor Massimiliano Ortolan, hanno accertato la mancanza dei requisiti indispensabili: le donne, ad esempio, non avevano alcun contatti con gli stranieri che sposavano; sono risultati falsi i contratti di lavoro che hanno esibito per documentare un reddito utile per il riconoscimento del titolo richiesto dagli uomini; non era genuine, infine, le dichiarazioni di domiciliazione.
Le due aziende venete del nigeriano
L'ultima parte dell'indagine, la più consistente come numero di persone coinvolte, ha riguardato le assunzioni fatte da due società con sede la prima a Treviso e l'altra in provincia di Venezia; in questo caso mancavano totalmente i requisiti per sottoscrivere i contratti.
Il titolare delle due imprese, che oggi non sono più operative, era un uomo di 50anni, cittadino nigeriano, che svolgeva la sua "attività" muovendosi tra varie città del Friuli Venezia Giulia e del Veneto. Prometteva una piccola somma di denaro, giudicata irrisoria dagli inquirenti, a persone in grave crisi economica in cambio della sottoscrizione di contratti di assunzione o in cambio di matrimoni finti con extracomunitari che necessitavano della documentazione delle nozze; il nigeriano si faceva consegnare una somma tra i 3mila e i 5mila euro da chi otteneva il beneficio di restare in Italia.
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