VENEZIA - Il contesto: domenica scorsa, 4 febbraio, Venezia, pieno Carnevale, con la città storica soleggiata e invasa da migliaia di turisti e curiosi provenienti da ogni parte del mondo, ma anche di tante persone che amano mascherarsi e sfoggiano, per l'occasione, preziosi e ricercati abiti d'epoca. Il luogo: la chiesa di San Moisè, nel campo omonimo, a pochi passi da Piazza San Marco, edificio sacro che ospita tra gli altri alcuni capolavori del Tintoretto e di Palma il Giovane. I protagonisti: il sacerdote celebrante la santa Messa domenicale (in sostituzione dell' assente don Roberto Donadoni, apprezzato parroco di San Moisè) e una fedele italiana che, dato il clima carnascialesco veneziano, partecipa alla celebrazione religiosa in costume. Non un banale e irriverente mascheramento, bensì un ricco e lungo abito blu d'epoca impreziosito da inserti d'oro, sobriamente accollato e corredato da mascherina, parrucca e cappellino coordinati. Nulla lasciato al caso, insomma. Però quando arriva all'altare per ricevere l'eucarestia il parroco gliela nega.
Ultimo aggiornamento: 7 Febbraio, 11:29
© RIPRODUZIONE RISERVATA Hai scelto di non accettare i cookie
La pubblicità personalizzata è un modo per supportare il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirti ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, ci aiuterai a fornire una informazione aggiornata ed autorevole.
In ogni momento puoi modificare le tue scelte tramite il link "preferenze cookie".