Luca Traini, il "nazi-giustiziere" accusato di strage aggravata dal razzismo: in casa trovata copia del Mein Kampf

Domenica 4 Febbraio 2018
Luca Traini, il "nazi-giustiziere" accusato di strage aggravata dal razzismo: in casa trovata copia del Mein Kampf

Dalla scorsa notte Luca Traini, l'autore del raid xenofobo a colpi di pistola per le vie di Macerata, è rinchiuso in isolamento nel carcere di Montacuto ad Ancona.

Lo stesso dove si trova, anche lui in isolamento, Innocent Oseghale, il 29enne nigeriano arrestato per l'omicidio e le mutilazioni sul cadavere di Pamela Matropietro.
 
 

Un fatto di sangue che, ormai è certo, ha fatto scattare nella mente del 28enne italiano, vicino all'estrema destra e in passato candidato della Lega alle comunali di Corridonia, l'idea della 'caccia al nerò per vendicare la ragazza. La scelta di metterli nello stesso carcere è dettata dalla competenza territoriale, fa sapere il Dap. In parte è legata anche alla necessità: a Macerata non ci sono istituti di pena, in passato chi doveva andare in carcere veniva rinchiuso a Camerino, il cui penitenziario però è semicrollato a causa del terremoto. 
 

A Montacuto, che in passato ha ospitato detenuti eccellenti come Alì Agca, l'attentatore di papa Wojtyla, Traini si trova in isolamento anche per «tenerlo accuratamente lontano da detenuti di colore». Secondo il Dap Traini e Oseghale si trovano in reparti diversi. In realtà nella parte del carcere destinata all'isolamento, secondo fonti sindacali della polizia penitenziaria, i due detenuti non sono poi così distanti. Ma nonostante tutto è necessario un impegno extra di 8-10 agenti al giorno solo per loro. 
 
 

Traini è apparso «tranquillissimo» a chi lo ha visto all'arrivo nel carcere e si sarebbe lasciato anche andare ad una battuta con gli agenti di custodia. Lasciando la caserma dei carabinieri di Macerata a tarda notte, tra i flash dei fotografi, scortato dai militari, non aveva rinunciato all'aria da duro. Testa alta e sguardo dritto, è passato davanti ai cronisti, rimanendo fedele al 'film' che aveva costruito intorno al suo tiro al bersaglio contro migranti di colore nelle vie cittadine. 'Film' che lo ha portato a concludere la sua folle corsa sui gradini del Monumento ai Caduti di Macerata, una scenografia in stile littorio, con bandiera tricolore sulle spalle e saluto fascista. Una volta arrivato in cella, si è chiuso in un totale silenzio, a quanto si apprende da fonti della polizia penitenziaria. Non ha fatto alcuna richiesta. Un atteggiamento, in realtà, abbastanza comune in casi di questo genere. Ora è sorvegliato a vista, anche per evitare che possa compiere gesti autolesionistici.

Ultimo aggiornamento: 5 Febbraio, 08:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA