Crotone, diciottenne ucciso a colpi di pistola, la follia del killer: «Mi sentivo spiato dai vicini»

Sabato 13 Gennaio 2018
Crotone, diciottenne ucciso a colpi di pistola, la follia del killer: «Mi sentivo spiato dai vicini»
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Un diciottenne, Giuseppe Parretta, è stato ucciso nel pomeriggio a colpi d'arma da fuoco a Crotone. L'omicidio è avvenuto in via Ducarne, nel centro storico della città. Secondo le prime notizie il delitto sarebbe da ricondurre alla sfera privata. Sul posto sono intervenuti polizia e carabinieri. Il presunto autore del delitto, il 57enne Salvatore Gerace, è già stato fermato. Era già noto alle forze dell'ordine.

Giuseppe Parretta era figlio della presidente di un'associazione che si occupa di contrasto alla violenza contro le donne ed il delitto è stato commesso all'interno della sede della stessa associazione. Il giovane, secondo i primi accertamenti, è stato colpito da almeno tre proiettili al torace. Parretta era il figlio di Katia Villirillo, la presidente dell'associazione «Libere donne» che da anni contrasta la violenza sulle donne. All'origine del delitto, comunque, secondo le prime informazioni, vi sarebbero stati contrasti di vicinato con l'omicida, Salvatore Gerace, che abita nella zona. L'uomo, dopo il delitto, sarebbe rimasto sul posto in attesa della polizia, consegnandosi poi agli agenti. 

L'uomo ha po detto di ritenersi al centro di un «complotto», di essere «spiato» dai vicini di casa. Così Salvatore Gerace ha fatto irruzione nell'abitazione adiacente alla sua sparando e uccidendo Giuseppe Parretta. Il ragazzo che si trovava in casa insieme alla mamma, Katia Villirillo, presidente dell'associazione Libere donne, molto impegnata nel contrasto alla violenza di genere, la fidanzata, la sorella ed il fratello si è parato per fare scudo ai familiari e divenendo bersaglio dei colpi di pistola sparati con freddezza da Gerace. La vittima è stata raggiunta al petto, alla spalla ed al fianco. La dinamica dell'omicidio è stata illustrata in una conferenza stampa in Questura, a Crotone. Ad incontrare i giornalisti il vicario del Questore, Antonio Ferrante e il capo della Squadra Mobile Nicola Lelario che spiegato come, allo stato, non ci sia «collegamento tra quanto accaduto ieri pomeriggio è l'attività dell'associazione».

È stata una mania di persecuzione, secondo quanto emerso, ad avere obnubilato la mente di Salvatore Gerace.
L'uomo ha riferito agli investigatori di sentirsi spiato ritenendo che la moto, uno scooter con il quale ieri Giuseppe Parretta era arrivato a casa nel pomeriggio, fosse un regalo proprio per questa attività di spionaggio: una motivazione assurda che Gerace, con precedenti per droga, rapina ed armi, ha riferito al magistrato, Alfredo Manca, che lo ha interrogato. Sul posto, dopo le segnalazioni giunte alla centrale della Polizia, sono intervenuti gli agenti delle Volanti e della Squadra Mobile che hanno raccolto le prime testimonianze. Gerace, dopo il delitto, si è asserragliato nella sua abitazione. Prima non voleva aprire, poi ha ceduto conducendo gli agenti nella camera da letto dove ha consegnato l'arma usata, un revolver 38 con proiettili (dalla perquisizione ne sono stati poi trovati altri), con matricola abrasa e detenuta illegalmente. Per lui il magistrato ha formalizzato l'arresto.


 
Ultimo aggiornamento: 15 Gennaio, 16:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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