Regeni, la prof all'angolo. Perquisiti casa e ufficio

Giovedì 11 Gennaio 2018 di Sara Menafra
Regeni, la prof all'angolo. Perquisiti casa e ufficio
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Una versione dei fatti in cui il ricercatore Giulio Regeni non ha mai fatto obiezioni né sul tema scelto per la sua ricerca, né sulla persona che gli è stata affiancata mentre era al Cairo. Una storia - però - che non coincide affatto con quella raccontata dalla madre di Giulio e che non trova riscontro nelle mail e chat che lui stesso scambiava con amici e colleghi di studi. È stato il racconto «definitivo» della professoressa Maha Abdelraman, a convincere il pm di Roma, Sergio Colaiocco, della necessità di farla perquisire, acquisendo tutti i documenti informatici, computer e pen-drive che contenessero traccia degli scambi di conversazioni in qualche modo collegate all'attività di Regeni. Dopo le resistenze dei mesi scorsi, l'università di Cambridge ha messo a disposizione tutto quanto è salvato nei server del dipartimento, dunque la quantità di materiale sequestrato è potenzialmente molto consistente. 

I CONTATTI COL CAIRO
Sono molte le dichiarazioni della Abdelraman a non aver convinto gli investigatori. A cominciare da quella sul titolo della tesi di dottorato: «L'argomento della ricerca da realizzare al Cairo da Giulio fu una sua scelta libera», ha detto la docente. Una dichiarazione che si incastra male con gli sfoghi raccolti dalla madre del giovane, anche via Skype (e quindi rimasti registrati). Agli investigatori italiani che lavorano in cooperazione con le autorità inglesi, mettendo a frutto la nuova formula di rogatoria rafforzata dell'ordine di investigazione europeo, interessa ricostruire la trama di tutte le conversazioni che la docente ha avuto a proposito del lavoro assegnato a Regeni. E, soprattutto, capire cosa abbia detto alla collega Rabab el Mahdi dell'American University del Cairo, docente e attivista molto nota tra gli oppositori di al Sisi che ha affiancato il giovane ricercatore come co-tutor, sebbene lui si fosse apertamente opposto alla scelta di una persona così politicamente esposta. 
 
Le indagini sul lato inglese della vicenda hanno suscitato ciclicamente perplessità e polemiche. Gli inquirenti italiani, però, sono convinti che tirando anche questi fili dei giorni che hanno portato all'uccisione del giovane ricercatore si possa capire meglio cosa abbia detto di lui il sindacalista Mohamed Abdallah, che denunciandolo alla National security ha segnato il suo destino. E del perché, sebbene in passato altri ricercatori stranieri siano stati arrestati solo Regeni sia stato torturato per giorni e infine ammazzato. 

L'INCONTRO DI GENNAIO
«I supporti informatici e i documenti acquisiti - spiega una nota diffusa dalla Procura di Roma - saranno utili a fare definitiva chiarezza, in modo univoco ed oggettivo, sul ruolo della professoressa nei fatti di indagine», si legge nella nota diffusa dalla procura di Roma che ha anche specificato come la professoressa Abdelraman resti persona informata sui fatti. Tra i tanti punti su cui la docente di origine egiziana ma da anni trasferita in Europa non ha voluto dare maggiori chiarimenti, i dettagli dell'incontro avvenuto al Cairo tra lei e Giulio il 7 gennaio 2016. Lo stesso giorno in cui, in serata, il ricercatore vede il sindacalista Abdallah, che si presenta munito di telecamera (nascosta) della National security egiziana e prova ad incastrarlo. Mai l e contatti dellal professoressa egiziana possono spiegare chi abbia visto lei stessa in quei giorni e con chi abbia condiviso i dieci report che Giulio Regeni le consegna proprio il 7. I report sono il frutto delle interviste «partecipative» che Regeni ha fatto ai sindacalisti del Cairo da ottobre in avanti. Stando a quello che lui stesso racconterà alla madre quella sera, la professoresse era molto soddisfatta del lavoro svolto e lo aveva spronato a proseguire con le ricerche. Di certo è probabilmente da quel giorno che l'indagine della National security egiziana sullo studente italiano cambia di passo: due settimane dopo sparirà inghiottito da una stazione della metropolitana, proprio durante l'anniversario delle manifestazioni di pizza Tahrir. 
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