Pedemontana veneta, Anac: troppi contributi pubblici rispetto ai privati

Giovedì 7 Dicembre 2017
Pedemontana veneta, Anac: troppi contributi pubblici rispetto ai privati
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Un incremento del contributo pubblico che «non appare ammissibile» alla luce delle condizioni contrattuali, perché potrebbe «falsare la concorrenza». Un impiego di risorse pubbliche che, anche se più «attenuato» rispetto al passato, in generale è ancora «sbilanciato a sfavore del soggetto pubblico» rispetto alla «mobilitazione delle risorse private da parte del Concessionario». Uno slittamento del termine di ultimazione dei lavori al 30 settembre 2020 giudicato «non ammissibile» senza una corrispondente e adeguata riduzione del termine di durata della gestione.

Sono alcune delle principali criticità sull'iter relativo alla Pedemontana veneta mosse dall'Autorità Nazionale anticorruzione in una delibera, pubblicata oggi e inviata alla Procura della Corte dei Conti, la quale ha già aperto un'indagine sullo stato di avanzamento dei lavori. Anac giudica inoltre «auspicabile un riesame della stima sui volumi di traffico»: le proiezioni finora fatte, che in origine parlavano di oltre 30mila veicoli al giorno e sono già state riviste al ribasso, potrebbero non essere ancora realistiche. Sono invece viste con favore le nuove modalità di remunerazione del concessionario introdotte dalla Regione, perché contribuiscono a una migliore suddivisione dei rischi: le nuove regole stabiliscono il trasferimento alla Regione delle tariffe dei pedaggi che prima erano di spettanza del concessionario, la società Sis.

Anac chiede ora alla Regione Veneto di comunicare quali misure si intendano adottare alla luce dei rilievi mossi, e continuerà a monitorate la situazione. Uno degli snodi su cui si concentra il documento Anac è il nuovo sostegno finanziario pubblico a favore dell'opera tramite un mutuo da 300 milioni, e la riformulazione, per la terza volta, della convenzione con la Sis. La prima convenzione risale al 2009.

L'iter per realizzare la superstrada a pedaggio tra il vicentino e il trevigiano ha subito nel tempo una serie di stop-and-go, con erogazione di contributi statali, una fase di commissariamento e quindi il passaggio dallo Stato alla Regione Veneto, con costi nel frattempo lievitati oltre i 2 miliardi. Per tirare una linea e far ripartire i cantieri la Regione ha quindi sottoscritto con Cassa Depositi e Prestiti un mutuo da 300 milioni in conto costruzione da girare a Sis. Ma pur se legato in via prioritaria al pagamento delle ditte espropriate e dei subappaltatori, questo contributo, secondo l'Autorità guidata da Raffaele Cantone, «non appare ammissibile alle sole nuove condizioni contrattuali esaminate. Pertanto, nonostante l'ulteriore aumento del contributo pubblico, oggi pari a circa il 40% del costo dell'investimento, non sembri violare specifiche norme del codice dei contratti», rischia però di «configurarsi quale vantaggio competitivo riservato al concessionario teso anche a falsare la concorrenza». Per questo, scrive Anac, «dovrebbe essere controbilanciato con un obbligo del Concessionario di affidare con procedure di evidenza pubblica il corrispondente importo, come peraltro prevedeva l'originario bando di gara della concessione».

LA RISPOSTA DI ZAIA
«Avevamo detto che sulla questione Pedemontana ci saremmo mossi con la massima trasparenza e coinvolgendo tutte le Istituzioni dello Stato: il parere dell'Autorità anticorruzione è il suggello più importante a questa impostazione che avevo voluto imprimere alla vicenda». È il commento del Presidente del Veneto, Luca Zaia, al parere reso noto oggi dall'Anac relativo al Terzo Atto convenzionale per la realizzazione della Superstrada Pedemontana Veneta.
Ultimo aggiornamento: 16:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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